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Licenziato per un selfie con Salvini ma il giudice gli dà ragione

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Una vittoria in tribunale che tira in ballo Matteo Salvini. No, non parliamo dei processi per sequestro di persona per gli sbarchi delle navi Ong e la gestione dell'emergenza immigrazione. Il caso è quello di un licenziamento, annullato dal giudice. 

 

 

Cristian Lanzi di Granarolo, 47 anni era stato licenziato dalla società romana con cui ha un contratto a tempo indeterminato ed è Rsa della Cgil. Il giudice gli ha dato ragione e ha annullato quel licenziamento. Ma perché era stato mandato via in tronco, esattamente un anno fa? A raccontare la storia è il Resto del carlino. L'uomo era stato licenziato a causa di un selfie con Matteo Salvini "benché fosse in malattia". La foto feve arrabbiare datori di lavoro e "non poco anche i suoi colleghi, soprattutto in considerazione della sua carica di Rsa". Il licenziamento ora è stato considerato nullo e l’azienda dovrà corrispondere al proprio dipendente 12 mesi di retribuzione, oltre a contributi e spese legali.

 

Il giudice Maurizio Marchesini ha accolto il ricorso degli avvocati Gabriele Cazzara, Francesco Alleva e Ugo Lenzi, annullando il licenziamento e condannando l’azienda che orpa nel campo della logistica a reintegrare il dipendente, a corrispondergli un anno stipendio, contributi, interessi e a 11.931 euro di spese legali.

 

"Questa sentenza – dichiarano i legali del dipendente  – conferma che Lanzi è stato vittima di un licenziamento ingiusto. Una soddisfazione personale che, purtroppo, non lo ripaga delle gravi accuse rivolte, soprattutto da un’importante tv nazionale che lo ha additato come un ’furbetto’, un ’malato immaginario’ accomunandolo tra ’il peggio degli italiani’ con presunti estorsori e delinquenti".

Il selfie incriminato, precisano i legali di Lanzi, è stato "scattato alle 16.10, fuori dall’orario di reperibilità che, per i dipendenti privati al pomeriggio va dalle 17 alle 19". E la malattia di cui godeva il dipendente è "indiscutibilmente comprovata da certificati medici, non solo non era suscettibile di aggravamenti per attività del tipo di quella contestata, ma che detta attività si è svolta fuori dall’orario di reperibilità". La causa del licenziamento, spiegò a suo tempo Lanzi al Carlino, fu "politica".

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