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Nuovo Dpcm, il Cts chiede al governo la proroga dello stato d'emergenza al 31 luglio

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Proroga dello stato di emergenza fino al 31 luglio. Sarebbe questa l’indicazione del Cts, trapelata in queste ore, mentre il governo sta mettendo a punto il nuovo Dpcm con le misure che andranno in vigore da sabato 16 gennaio.

Secondo gli esperti, è prioritario permettere lo svolgimento della campagna vaccinale in sicurezza, alleggerire la pressione negli ospedali visto l’alto numero di casi ancora segnalati ed e evitare una sovrapposizione con l’influenza stagionale. Gli scienziati, sempre secondo quanto si apprende, hanno messo in evidenza che le condizioni epidemiologiche, la campagna vaccinale e la circolazione del virus potranno ridursi con la bella stagione.

Il Cts ha inoltre chiesto che vengano svolti a porte chiuse i mondiali sci in programma a Cortina d'Ampezzo dal 7 al 21 febbraio. Gli organizzatori dell’evento iridato ai piedi delle Tofane sono in attesa della risposta in merito ai protocolli che sono stati inviati.

Il Dpcm che entrerà in vigore dal 16 gennaio confermerà i divieti già in atto e conterrà ulteriori restrizioni. L’impianto generale sarà illustrato domani in Parlamento dal ministro della Salute, Roberto Speranza, mentre giovedì mattina andrà in scena una nuova riunione con le Regioni per il via libera definitivo. Venerdì infatti scadrà l’attuale Dpcm e anche le ordinanze che hanno collocato in area arancione Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto.

Proprio il sistema a fasce sarà confermato anche perché, è la convinzione di Speranza e Boccia, ha permesso all’Italia «di scongiurare almeno due lockdown». Strada imboccata già da Germania e Regno Unito.

A sposare la linea del rigore è Walter Ricciardi, secondo cui servirebbe «una chiusura drastica e prolungata per rimettere la curva dei contagi sotto controllo». Le ipotesi attribuite a Speranza, secondo cui occorrerebbero 100 giorni di zona rossa, sono però destituite di ogni fondamento spiegano dal ministero della Salute. Tuttavia, per il consulente del ministro, contattato da LaPresse, è necessario «intervenire perché non siamo usciti neanche dalla seconda ondata, abbiamo ancora migliaia di positivi al giorno e centinaia di morti».

Parole confermate dai numeri: nelle ultime 24 ore si sono verificati 14.242 nuovi casi Covid e 616 decessi, per un totale di quasi 80mila vittime dall’inizio dell’epidemia. «Serve un irrigidimento delle misure - sottolinea Ricciardi - per limitare la crescente circolazione del virus». L’irrigidimento di cui parla il professore si tradurrà in una stretta sul meccanismo a fasce: sarà più facile diventare "zona a rischio" e più complicato tornare indietro.

Con Rt superiore a 1 le regioni si coloreranno d’arancione, con indice di contagio superiore a 1,25 diventeranno rosse. «Serve ancorare in maniera rapida le decisioni all’evoluzione dell’epidemia» spiega Ricciardi, secondo cui andrebbe considerato oltre al dato dell’Rt e a quello sull’occupazione dei posti letto in terapie intensive e area medica, anche il tasso di incidenza sulla popolazione, bocciato però dalle Regioni.

«Stanno giocando col fuoco» dice, ricordando che il limite contestato dai governatori (250 casi per 100mila abitanti) «è un dato cinque volte superiore a quello ritenuto ideale», ovvero 50 casi per 100mila abitanti. Nel nuovo Dpcm, come anticipato da Boccia, sarà confermato il coprifuoco (dalle 22 alle 5), per impedire gli assembramenti della movida sarà vietato l’asporto di cibi e bevande dai bar dopo le 18, e sarà ribadita una limitazione della circolazione tra le regioni.

Sul fronte delle aperture si ragiona sui musei (Franceschini ha chiesto che vengano riaperti in zona gialla con ingressi contingentati), mentre su quello delle chiusure resta il nodo degli impianti sciistici. Sull’introduzione di una "fascia bianca" in presenza di un Rt sotto 0,5, infine, Ricciardi ammette: «È l’obiettivo cui mirare, ma non è raggiungibile in tempi brevi».

Una mano la daranno certamente i vaccini. Le prime dosi di Moderna sono già arrivate e pronte per essere somministrate, e il siero di AstraZenaca dovrebbe ricevere il via libera dell’Ema entro gennaio. «Sono tutte buone notizie, sono armi importanti per proteggere operatori e cittadini più fragili - conclude - speriamo che Astrazenca venga approvato, ci offre un vaccino in grandi quantità e anche molto maneggevole e facile da conservare».

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