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Che Tempo che fa, Roberto Burioni sul vaccino Covid: "Senza dati non viene approvato"

Giada Oricchio
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Roberto Burioni, nella puntata di domenica 29 novembre di “Che Tempo che Fa”, il talk domenicale condotto da Fabio Fazio su RaiTre, sottolinea l’importanza del vaccino Covid-19: “E’ difficile fare previsioni sul futuro, ma sappiamo che se non ci comportiamo bene il virus ricomincia a diffondersi e sarebbe un peccato perché siamo alla vigilia di grandi novità. Ricordiamoci che il virus da solo non vale niente, deve avere un ospite altrimenti non vale nulla, se non incontra nessuno da infettare, sparirà. Nella prima ondata non avrei mai pensato che avremmo avuto un vaccino così presto. Il vaccino impedisce al Covid di diffondersi, se in una comunità la grandissima parte della comunità viene vaccinata, il gran numero delle persone immuni farà sì che il virus non sia più in grado di circolare e in questo modo si raggiunge l’immunità di gregge. Vaccinarsi non è un atto di protezione individuale, ma un gesto di responsabilità civile che rende la nostra comunità più sicura e difende i più deboli e sfortunati. Chi pretende di non vaccinarsi facendo i propri comodi in nome della libertà, rende la comunità più vulnerabile, fa del male ai più deboli e ai più fragili e questa non è libertà. La libertà è un’altra cosa”.

Burioni sembra replicare a distanza al professor Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova: “Dire io non mi farò il vaccino se non ci sono dati sulla sicurezza è come affermare io non guido un’auto senza freni, ma se non li ha, non la immatricolano, non la vendono. Nel momento in cui il vaccino sarà approvato, dobbiamo avere fiducia in queste organizzazioni. Un vaccino senza dati di sicurezza non viene approvato. Le agenzie indipendenti sono molto severe in generale, la mia esperienza è che gli si può imputare solo un’eccessiva severità”.

Crisanti aveva detto - e lo ha ripetuto domenica sera a “Non è l’Arena” da Massimo Giletti - che non si vaccina senza trasparenza sui dati: “Il senso della mia affermazione che ha scatenato le polemiche era il seguente: finora ho sentito soltanto affermazioni di carattere commerciale che hanno poi avuto riscontro sulle quotazioni in Borsa di queste aziende. Non ci sarebbe niente di male fino a qui però nella seconda frase ho detto: gran parte di questa ricerca è fatta con quattrini pubblici ed è importante che i dati vengano condivisi. Finora io i dati non li ho visti, nemmeno i miei colleghi, quindi non mi vaccino. La mia posizione è stata ripresa dalle maggiori riviste internazionali: hanno chiesto trasparenza e visione dei dati, non solo di quelli aggregati, ma anche di come è stato fatto il campione, se ci son sbilanciamenti, tutta una serie di fattori. Chiaramente non ci auguriamo che non ci siano problemi. La polemiche contro di me? L’ambiente scientifico italiano un po’ provinciale. Se avessi detto quello che ha detto l’editore del British Medical Journal più che criticato sarei stato lapidato. Ha fatto un editoriale estremamente feroce su come è stata gestita la comunicazione sui vaccini. Stessa cosa per il direttore di Nature. Che poi io sia a favore dei vaccini, non c’è dubbio”.

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