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Coronavirus, parla Flavio Briatore: "Il Covid ci ha cambiato e i virologi continuano a spaventare la gente"

Antonio Siberia
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«La scelta di Dubai - dove siamo presenti da diversi anni - di riaprire il Billionaire dopo alcuni mesi di lavori, con un concetto completamente diverso da prima della pandemia, è dovuta anche al fatto che io sono convinto che i locali di intrattenimento alla vecchia maniera non sono finiti ma quasi. Questa situazione scatenata dal coronavirus lascerà il segno per anni, per cui dobbiamo vedere di cambiare il concetto del divertimento. Stiamo rimodellando la notte, la musica, il divertimento, il dinner show. La stessa cosa la stiamo facendo a Riyadh dove apriremo a dicembre e la faremo anche a Montecarlo. Ci vuole un po’ di coraggio per fare questo, in un momento così, ma dobbiamo anche pensare che bisogna andare avanti e capire come sarà il futuro». Flavio Briatore è un imprenditore ma è anche un uomo di idee. Un creativo del tempo libero e non solo. In questa intervista a Il Tempo spiega, a modo suo, l’Italia e il mondo che verranno.

La nostra vita è cambiata per sempre?
«Con il 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, è cambiato il nostro modo di viaggiare, per sempre. Io credo che il Covid-19 oggi stia cambiando il nostro modo di concepire il divertimento, la notte, il ristorante e tutto quanto il resto. Vede, non bisogna scordare che il divertimento, lo spettacolo, il tempo libero sono fondamentali nella vita delle persone, degli uomini e delle donne libere».

Oggi in Italia ed in Europa cosa manca? Il coraggio?
«Dobbiamo essere calmi. Stiamo impaurendo troppo la gente; in Italia, su qualunque tv e rete hai almeno la metà delle programmazioni che parlano del coronavirus. Stiamo terrorizzando la gente. Questo virus c’è, sappiamo che è pericoloso, sappiamo che dobbiamo stare attenti ed attrezzarci sempre di mascherina, evitare gli assembramenti. Ci vuole però un po’ più di coraggio e soprattutto sincerità da parte di tutti. Perché in questi mesi, per esempio, nessuno del governo ha mai chiesto scusa?».

Di cosa?
«Di cazzate ne sono state fatte, da una parte e dall’altra, però non c’è stato nessuno che abbia riconosciuto i propri errori o chiesto scusa. Se un imprenditore sbaglia una operazione poi chiede scusa, a cominciare dai suoi dipendenti. Qui continuiamo invece a pensare che l’unica soluzione vera siano i lockdown, i coprifuoco».

Che dice, proviamo a dare una ragione di speranza ai nostri giovani, che in tempi di lockdown si ritrovano con le discoteche chiuse, le scuole chiuse, le università chiuse?
«La speranza ci sarebbe se avessimo un governo che pensasse seriamente ai giovani ed anche, aggiungo, alle persone anziane. C’è mai stato un programma per i giovani? Delle agevolazioni? Questa estate i giovani son stati messi al bando perché contagiavano, eccetera, eccetera. I vecchi ormai dicono che non servono più a niente (io ho 70 anni e neanche io vado bene quindi). Non hanno fatto nessun tipo di politica né sui giovani né sui vecchi. Tutti gli imprenditori, anche quelli più giovani con bar, ristoranti, eccetera, si son messi tutti in regola e comunque poi gli sono state imposte chiusure lo stesso. Il governo cosa ha fatto? Sui trasporti, per decongestionare l’affollamento sui bus, nelle metro? Pensi a quanti autobus turistici, per le gite, fermi ci sono: perché non sono stati attivati per aumentare le corse e ridurre l’affollamento sulle linee urbane e non?».

In compenso abbiamo i commissari....
«Noi abbiamo un commissario che continua ad avere sempre più incarichi e sempre più potere: sembra quasi che in Italia più uno sbaglia e più viene promosso. Abbiamo la meritocrazia all’incontrario. Alla rovescia. Vede, una persona non può fare tutto nella vita, soprattutto se le cose non gli sono riuscite. Quindi che facciamo? Ci ritroviamo ancora con la gente rinchiusa a casa senza dargli una lira. Serve organizzazione, razionalità, gente pratica che faccia funzionare le cose. Noi abbiamo un esercito di professori, di virologi che escono come funghi, ma poi non risolviamo quasi nulla. Fanno una cosa, poi cambiano idea il giorno dopo, insomma c’è una grande confusione. Guardi cosa è successo per la nomina del commissario in Calabria. Prima, uno, poi un altro, poi un terzo. Ma le pare normale, ragionevole? Una roba da matti».

Cosa ci manca per far funzionare le cose?
«Devono capire che bisognerà convivere con il virus quindi serve un programma a lungo termine. Non si può chiudere tutto, poi riaprire a Ferragosto, poi richiudere tutto e riaprire a Natale. La debolezza e la paura oggi tengono insieme tutto. La debolezza, perché in politica non abbiamo una figura-guida forte in Italia. E la paura perché il virus c’è ma i media, voi giornalisti e tutti questi virologi, che poi molti non sono virologi, alimentate la paura. I media sempre a cercare il colpevole, l’untore. Anziché affrontare il problema, ed aiutare a cercare delle soluzioni, ci troviamo con la destra che accusa il governo, il governo che accusa la destra. Bisognerebbe anche dire che di virus si guarisce. Questa parola, guarigione, non la senti mai, senti solo il virus ha colpito, uccide. E su questo voi giornalisti avete una responsabilità. Vede, un programma in una situazione di emergenza come questa deve essere unitario, invece noi andiamo per spot. E così non funziona. Con gli spottini non si risolve il problema. E come quando hai una falla in una diga e anziché ripararla procedi per piccoli interventi. Poi la diga crolla».

Chiudiamo con l’America: lei è un amico personale di Donald Trump. Lo ha sentito dopo il voto?
«No, non ancora, ma lo sentirò. Ormai è deciso, è Biden il nuovo Presidente. Vorrà dire che con Donald ci vedremo di più perché è più facile vedere Trump non presidente che Trump presidente».

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