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Anche Dagospia cerca nuovi soci. Vicino l'accordo con Ealixir

Luigi Bisignani
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Caro direttore, anche Roberto D’Agostino, in arte Dago, genio e spregiudicatezza, cerca padrone. Il suo canto libero, attraverso il sito Dagospia, forse troverà approdo in Ealixir, società specializzata nella tutela del diritto all’oblio e rimozione di contenuti indesiderati dal web. Quasi un’ossimoro per il "disgraziato sito" che dalle sue pagine non ha mai mancato di anticipare pruriginose news.

Ealixir è un mix di competenze tecnologiche e legali, aperta a Milano nel 2018 da Enea Angelo Trevisan, fattura circa sei milioni di euro e poco meno di due milioni di utili (non certificati) nel 2019. Se l’acquisizione, per ora top secret, di una quota significativa dell’irriverente website andasse in porto è verosimile che centuplicherebbero, per mille motivi confessabili o no, i clienti.

Dopo aver rifiutato, nel corso degli anni, offerte persino più vantaggiose, l’indomito guerriero della rete sembra ora deciso a aprirsi ad un socio finanziario accanto alla moglie Anna, imprenditrice saggia e curiosa, erede dei Federici, antica famiglia di costruttori romani. Restano da sistemare ancora, con qualche avvocato di fiducia, un paio di cose, tra cui un bond generosamente elargito da amici della prima ora.

A settant’anni, una vita incredibile iniziata dietro uno sportello bancario, e probabilmente con il terrore di non poter capitalizzare una avventura editoriale unica, come gli hanno evidenziato i tanti potenziali investitori affacciatisi nel tempo, poiché si regge solo sul "one man show", Dago appunto. La sua scelta, probabilmente, è anche figlia del Covid-19, un periodo che il guru supertatuato, con il codino e con la barba da santone ha vissuto con grande paura fisica, tormento e solitudine, dovendo rinunciare alle spensierate nottate con gli amici davanti alla sua amata consolle da Dj, ai viaggi alla ricerca nei mercatini di mezzo mondo dell’ultima Madonna o dell’ultimo fallo, di cui fa collezione e che esibisce nel suo attico a Lungotevere in perfetto stile "Grande Bellezza", impreziosito da opere d’arte che sono l’invidia di molti collezionisti. Ma non sarà certo il nuovo socio, se mai arriverà davvero, visto che in lui i ripensamenti, i cambi di umore e i tormenti esistenziali sono all’ordine del giorno, a snaturare il sito che ha romanzato la storia recente del costume italiano, scatenando le ire funeste di ricchi e potenti, parvenu e vipparoli, starlette e papponi.

Certamente la trasformazione del mondo della pubblicità, con una grande riduzione dei budget di spesa per i grandi gruppi, contribuirà a questa decisione certamente sofferta, insieme, forse, alla difficoltà di quei piccoli investitori che hanno negli anni affiancato il più coccolato influencer italiano. Nel suo studio-redazione, con l’intento di blandirlo, lusingarlo o di ottenere una captatio benevolentiae, sono passati un po’ tutti. Insospettabili 007 con o senza stellette, ministri e ministre, politici piccoli e grandi di ogni genere e tendenza, ma soprattutto manager dei trasporti, delle banche, della difesa, fuori duri e puri, dentro terrorizzati dagli spifferi, dalle inchieste giudiziarie e dalle loro stesse vite private, oltre a quasi tutti gli uomini della comunicazione. A ciascuno Dago, d’inverno con i pantaloni calanti nel suo bunker romano o passeggiando per il centro di Roma con il suo fedelissimo Labrador oppure in estate, spiaggiato con i bermuda larghi, nel suo buon retiro a Sabaudia, nel tempo ha elargito consigli, massime di vita, suggerimenti cercando complicità e alleanze, sempre pronto, però, a rinnegarle in nome di un gossip a cui non ha mai saputo resistere. Ultima vittima, la sua grande amica Paola Turci che proprio da lui, giustamente, non se lo sarebbe aspettato. È la stampa bellezza, direbbe Humphrey Bogart.

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