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Dopo congiunti e affetti stabili ecco a voi le "rime buccali"

Pietro De Leo
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Se è vero che google fornisce sempre lo spaccato delle esigenze altrui, bastava digitare sulla sua stringa il nuovo gadget linguistico del governo: “rime buccali”. Ed usciva un titolo di “Skuola.net”, portale dedicato al mondo degli studenti, che preannuncia lo spiegone: “cosa vuol dire rima buccale?”. Similmente titolava il Corriere della Sera.

Già, perché ieri le linee guida sulla riapertura delle scuole dopo la pausa estiva hanno sfoderato questo termine, a metà tra burocrazia zarista e megaditta fantozziana, per descrivere la distanza di un metro tra bocca e bocca degli alunni che deve essere osservata in classe. Un virtuosismo lessicale che non passa inosservato nel mondo politico. “Rime buccali? Appena l’ho sentito ho pensato ad una raccolta di strambotti medievali”, risponde divertito il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, che aggiunge: “ma lei immagina De Andrè cantare ‘rima buccale di rosa’ invece di Bocca di rosa? Oppure le ‘rime buccali di Cattaro’? Guardi, direi che siamo veramente alla frutta, come andare ad una festa in smoking indossando le ciabatte”. Il senatore azzurro Massimo Mallegni attacca: “L’ultima dell’Azzolina... la distanza tra bocca e bocca. Famiglie, Presidi, insegnanti, il mondo che ci guarda attendono ogni giorno le performance della nostra prode ministro dell’istruzione. Nel frattempo la signora che fa? prende le misure alle bocche degli alunni”.

Il centrista Gianfranco Rotondi sorride al telefono: “Confesso che ‘rime buccali non l’avevo mai sentito prima d’ora”. E si fa serio: “Se il paese riesce a proteggersi con il sistema del tracciamento-tampone-isolamento, tutto questo non ha nessuna importanza. Se si riformeranno dei focolai, le scuole non potranno rimanere aperte in una situazione pandemica. E’ inutile illudersi”.  Poi ironizza: “oramai il virus è diventato un gioco di società: politici che fanno i virologi, virologi che fanno i politici e anche i burocrati si infilano e ci pigliano gusto”. La deputata di “Cambiamo!” Manuela Gagliardi si chiede: “"Rime buccali? Scomoderemo l'Accademia della Crusca per saperne il significato. Ma la Azzolina lo conosce?". E ancora dal movimento di Toti, il deputato Giorgio Silli la butta sul pruriginoso: “’Rime buccali’ sembra una categoria di video vietati ai minori".

Nel campo di Fratelli d’Italia, la deputata Ylenja Lucaselli punge: “dopo quello sui ‘congiunti’, arriva un altro psicodramma terminologico del governo. Il ministro Azzolina farebbe anche un po’ tenerezza per il modo in cui non ne azzecca una. Però qui c’è di mezzo il futuro dei nostri ragazzi e quindi prevalgono lo sdegno e la preoccupazione per quanto sta accadendo”. Sempre dal partito di Giorgia Meloni, Andrea Delmastro osserva: “oramai siamo alla versione boccaccesca di un ministro fallimentare, passato dalle classi pollaio alle classi acquario, poi le classi a metà. Ora si è inventata questa novella degna appunto del Boccaccio. In ogni caso è un ministro da mandare a casa clamorosamente, da bocciare, senza neanche rimandare a settembre”.

Dalla Lega, invece, Alessandro Morelli afferma: “a scuola passiamo dalle ‘rime baciate’ alle ‘rime buccali’. Ancora una volta dal Movimento 5 Stelle arriva una trovata per non far capire nulla al prossimo. Quando c’è la fregatura, i grillini sono bravissimi ad inventarsi la supercazzola. E la Azzolina mantiene questa regola”. Ed era alquanto fertile, ieri, lo scatenarsi su twitter sul tema. “Fortuna c’è la Treccani”, scrive “Cristina60”, mentre l’utente Marco Beccaria converte la questione in rima: “che sono le rime buccali? Si mangian? Si bevon, è un tipo di occhiali?”. Un altro ancora prende qualcosa in prestito da Quasimodo: “Le rime buccali. Ed è subito sera”. Sperando, ovviamente, che sulla scuola non cali la notte.  

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