Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La verità di Palamara: "Così usavamo il Cencelli nella magistratura"

  • a
  • a
  • a

"Nella politica si usa il manuale Cencelli per l'assegnazione degli incarichi. Diciamo che abbiamo usato lo stesso manuale anche nella magistratura". E' una delle dichiarazioni fatte da Luca Palamara, ospite di Tg2 Post, nel giorno in cui per lui e per altri nove magistrati la Procura generale della Cassazione ha chiesto un procedimento disciplinare.

"Nell'udienza disciplinare - ha spiegato Palamara - ci sarà l'occasione di chiarire pubblicamente tanti aspetti. Per adesso posso dire che il ruolo che io recitavo portava inevitabilmente ad accordi con le altre correnti della magistratura e, chiaramenti, con i componenti laici del Csm e con i loro referenti politici...".

Palamara ha poi negato che tutte le persone che si rivolgevano a lui - del mondo della politica, dello sport, dello spettacolo - lo facessero per chiedere favori. "Semmai mi chiedevano consigli, informazioni su come funzionasse la giustizia e sul perché ci fossero determinate distorsioni, sul perché certe sentenze arrivassero in ritardo...". "Mi chiedevano tutti consigli - ha aggiunto - anche i vip perchè mi conoscevano come leader anche della nazionale di calcio dei magistrati".

"La lottizzazione? Avveniva tutta nella sala 42 del Csm, dove poi si prendevano le decisioni" ha detto ancora Luca Palamara, che si è detto convinto del fatto che la magistratura dovesse "aprirsi anche ad altri mondi".

Poi, ancora, un accenno al pm Nino Di Matteo, tra i suoi accusatori: "Voglio sottolineare che Di Matteo - ha detto Palamara - non è stato escluso dalla mia persona, ma dal sistema delle correnti". Infine su Francesco Cossiga: "Mi attaccò perché difendevo i magistrati di Santa Maria Capua Vetere che indagavano sull'allora ministro Clemente Mastella".

Infine, sulle accuse di corruzione: "Vengo accusato di aver ricevuto 40mila euro per una nomina che non è mai avvenuta. Il Trojan nel mio cellulare ha scoperto solo fatti di vita privata e che c'erano accordi tra le correnti".

Poi il magistrato ha voluto porre alcuni dubbi sul modo in cui sono state condotte le indagini sul suo conto: "La Procura di Perugia aveva disposto che i microfoni che mi controllavano dovevano essere spenti nel momento in cui io avessi dovuto avere dei dialoghi con i parlamentari. Invece non è successo. Perché? Me lo domando e se lo domandano i miei avvocati...".

Infine Palamara ha detto di ritenere di non meritare di essere radiato e ha originato il caos magistratura al 2007: "In quell'anno fu modificato l'ordinamento giudiziario e al criterio dell'anzianità per accedere agli incarichi venne sostituito quello del merito. Da allora si scatenò la corsa sfrenata di tutti al carrierismo. I soldati volevano diventare generali, ognuno si sentiva più bravo dell'altro. In questo contesto io ho semplicemente cercato di far crescere il gruppo di cui facevo parte...".

Dai blog