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Umberto Smaila: ogni volta che vedo Brusaferro le mani le metto...

Tra i tanti personaggi intervenuti su Il Tempo per raccontare i loro programmi ora che l'Italia è libera, c'è Umberto Smaila. "Aspettavo da tempo - racconta l'attore e showman - questa liberatoria (chiamiamola così), perché in effetti è esattamente tre mesi che non vedo mia mamma, che ha superato un periodo difficile perché è stata portata via dall'autoambulanza per sospetto coronavirus anche se poi è risultata per fortuna negativa. Si è ripresa, ma aspetta di vedermi e il tre mattina parto da Milano per Verona e vado finalmente a riabbracciare mia mamma che adesso viaggia verso i 95 anni. Lei non ha paura di rivedermi, salvo il timore che le impedisca di fumare (ma il fatto che stia cercando le sigarette è buon segno della guarigione). Certo noi che veniamo dalla Lombardia siamo considerati come untori: è una cosa vergognosa e ridicola. Anche questi governatori che si comportano come fossero presidenti di stati indipendenti. Invece sono sardi, siciliani e campani".

Il mondo dello spettacolo si è fermato e Smaila accusa: "Speriamo questa estate invece di lavorare, noi artisti che siamo stati trascuratissimi dal governo. Nessuno ci ha considerato, nessuno ci ha dato una prospettiva. Non hanno pensato alle centinaia di migliaia di ragazzi che suonano e recitano e hanno famiglie a cui dare da mangiare. Per noi l'estate è una possibilità di lavoro. E dai primi segnali qualcosa si sta riprendendo, il mercato qualche data la fissa. Io il giorno del mio compleanno- il 26 giugno- andrò a Tropea a inaugurare un nuovo Smaila's. A metà giugno riprendo a fare qualche cosa anche a Milano e mi auguro che l'estate si riesca a lavorare. Ad agosto sarò in Sardegna munito di otto passaporti e un paio di manette se mi vogliono arrestare. Andrò a Porto Rotondo dove anche lì c'è un locale e magari abbineremo il lavoro a qualche bagnetto".

Anche Smaila non ne può più dei pareri dei virologi e medici vari che si scontrano fra loro e creano contraddizioni. "Sono andato in giro per Milano - racconta - e l'altra sera ero in un ristorante locale ed era strapieno di ragazzi e di giovani. Non se ne poteva più e non se ne può più. Viva la libertà. E basta con tutti questi virologi che si beccano l'uno contro l'altro. Adesso abbiamo Alberto Zangrillo che dice cose opposte a Massimo Galli (quello che dondola sempre la testina) e a Silvio Brusaferro che io chiamo “Ironborn” e ogni volta che lo vedo metto le mani sui maroni... Ogni giorno c'è uno contro l'altro e questo gran bisogno di apparire. Capisco che siano molto preoccupati perché quando finirà tutto ciò saranno riconsegnati all'oblìo (almeno mi auguro). Non Zangrillo, perché è il medico di Silvio Berlusconi e lo sta portando verso i 190 anni... Quello ci serve, eh?".

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