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L'assistenza ai malati di Covid senza rinunciare alla laurea, la storia di don Gioacchino

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Offrire il proprio contributo volontario nella lotta al coronavirus ma, al tempo stesso, non rinunciare agli obiettivi personali. Perché nonostante la pandemia, il modo migliore per dare un segnale di speranza al Paese è dimostrare che la vita va - e deve andare - avanti.

E' il bellissimo segnale che arriva dalla storia di Padre Gioacchino Lanzillo, un sacerdote della Parrocchia di Sanrt'Alfonso Maria de' Liguori - in Campania, a Cava de' Tirreni - che nella fase più dura dell'emergenza per la pandemia da Covid-19 è stato in prima linea nell'assistenza e nel supporto alle famiglie della sua comunità. In particolare, dal primo momento, ha accompagnato i propri parrocchiani - alcuni purtroppo anche nel percorso di malattia - e ha assicurato conforto spirituale e materiale anche con la distribuzione di beni alimentari alle famiglie in difficoltà che, in un territorio di provincia piuttosto popolare e non particolarmente ricco, sono più che raddoppiate dall'inizio dell'emergenza.

L'aspetto positivo di questa storia è che Don Gioacchino ha potuto dedicarsi interamente a questa attività senza rinunciare ai propri progetti. In particolare, sta per conseguire una seconda laurea in "Scienze e tecniche psicologiche" all'Università eCampus, che conta di portare a termine il prossimo luglio. Ciò gli è stato possibile sia perché il Rettore ha accolto la sua istanza di una deroga per sostenere più esami nella stessa sessione, sia in virtù della particolarità della struttura didattica che prevede appelli più frequanti rispetto alle università in presenza e una maggiore personalizzazione delle modalità di fruizione.

"Durante il lockdown ho cercato di coniugare l’assistenza psico-spirituale nei riguardi dei sofferenti e lo studio degli ultimi esami con l’elaborazione della tesi di laurea. Rivolgo il mio sentito grazie al Rettore dell’Università e-Campus, al collegio dei docenti e alla professoressa Lorenza Lei, relatrice della mia tesi, per gli ottimi ed efficaci strumenti metodologici che mi hanno consentito di vivere con passione ed entusiasmo sia la mia missione sacerdotale che gli impegni accademici" racconta con soddisfazione Don Gioacchino.

"Nei tre mesi di chiusura forzata - continua - ho avuto modo di leggere negli occhi degli ammalati desiderosi di una carezza, dei parenti disperati, degli anziani soli e di tante famiglie bisognose non la paura, ma l’angoscia. Per rispondere a questo grido esistenziale ho cercato, insieme a tanti preziosi collaboratori, di rispondere con la carità. L’Apostolo Paolo ci insegna che la carità è il vertice dell’amore; esso non è solo un sentimento, ma una relazione di reciprocità con l’altro e con Dio".

" L’assistenza e l’impegno nei riguardi del prossimo - conclude il sacerdote - hanno alimentato in me il desiderio e la caparbietà di riprendere a pieno ritmo lo studio. Ho sostenuto e superato brillantemente gli ultimi tre esami e attendo il mese di luglio per laurearmi".

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