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L'abbraccio dell'Olimpico a Totti

Erika Menghi
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Il Genoa ci ha provato a rovinare la festa a Totti, alla Roma tutta, segnando due gol e obbligando i giallorossi alla rimonta ogni volta. Perotti al 90' consegna il pass per la Champions ai suoi, rendendo inutile lo sforzo del Napoli, vittorioso a Genoa, ma terzo in classifica. Francesco saluta come voleva, con i tre punti per la sua squadra del cuore. LA FESTA Una città per Totti, un fiume di tifosi con la maglia numero 10 incollata addosso, un aereo sopra l'Olimpico: «Grazie capitano». Il clima è quello giusto, lo stadio pieno e i cuori un po' più fragili del solito. Che sia una giornata speciale lo dimostra la maxi coreografia in Curva Sud, bella da morire. Non se ne vedeva una da parecchio tempo, per colpa di cavilli burocratici che agli ultras non vanno a genio, ma un'eccezione conferma la regola e rende tutto più magico. Ci ha pensato la società a mettere tutti d'accordo, sistemando sui seggiolini del settore tessere arancioni, gialle e rosse, per colorare l'addio di Francesco. «Totti è la Roma», il messaggio scritto a caratteri cubitali nella fascia centrale a sfondo giallo. Il capitano non si fa vedere in campo per il riscaldamento, ma tanto i cori per lui si sentivano a 2 km di distanza, figurarsi negli spogliatoi. Mette la testa fuori quando le squadre sono in campo per i rituali pre-partita e lui scappa sotto la curva a salutare. Gli occhi di tutti sono per lui, già pieni di lacrime. La partita potrebbe anche non cominciare mai, anzi per molti, per lui soprattutto, sarebbe meglio premere il tasto pausa, fermare il tempo come è abituato a fare, immortale com'è. Francesco nello scatto di gruppo non c'è, Spalletti ha deciso che anche stavolta non gli toccava la maglia da titolare, allora dopo gli applausi dello stadio fila dritto in panchina e aspetta il suo turno. Mentre una pioggia di fischi cade sull'allenatore. LA PARTITA L'aria di festa non fa bene alla Roma. Passano poco più di due minuti e va sotto: gol di Pellegri, che trova distratta la difesa su un lancio dalle retrovie, vince il duello con Manolas e infila sotto le gambe di Szczesny. Ѐ il più giovane giocatore della storia a segnare in Serie A, a 16 anni, e il primo classe 2001 a farlo, il giorno dopo lo juventino Kean che con un anno in più aveva fatto il suo record. Durato meno di 24 ore. Al 10', minuto che oggi non passa inosservato, Dzeko riporta il match in parità: stop e tiro, murato, palla ribadita in rete di pancia. Come un qualcosa di casuale, emotivo quasi: 1-1 e si riparte. Con un infortunio pesante: al 13' Emerson Palmieri si fa male al ginocchio sinistro, capisce subito che è grave, la distorsione lascia immaginare il peggio, esce in barella e deve entrare Mario Rui, uno che il crociato se l'è rotto qualche mese fa e ha ripreso da poco a giocare. Al 20' Dzeko si ritrova a tu per tu con Lamanna, va col destro a cercare l'angolino lontano, ma c'è il guantone del portiere a negarli la doppietta. El Shaarawy se lo divora il gol, allargando troppo il compasso al momento del tiro. Al 30' il Faraone mette dentro, Veloso rischia di fare autogol deviando nella sua porta, dove c'è però pronto Lamanna a raccogliere. Roma di nuovo vicina al vantaggio al 40', Dzeko contrastato da Gentiletti non riesce ad inquadrare lo specchio e reclama un penalty che non gli viene assegnato. La ripresa comincia con gli stessi ventidue in campo, ma al minuto 8 e 36 secondi entra lui, Francesco Totti, al posto di Salah. Immediato lo striscione in Sud: «Del calcio moderno hai vinto la più grande battaglia: 25 anni con la stessa maglia». Il capitano si distingue subito con la sua classe e disegna cross che i compagni non sfruttano al massimo, anche se qualcosa di pericoloso riescono a creare là davanti. Il problema è che la partita sembra incagliata in una direzione che non va certo bene ai padroni di casa, obbligati a vincere visto che il Napoli a Genova il suo lo sta facendo. Strootman ci prova incrociando col sinistro sul suggerimento di Totti, ma la palla finisce a lato. El Shaarawy finisce la sua gara con un colpo di testa leggermente alto, è Perotti l'ultima carta di Spalletti. Il cronometro scorre e l'Olimpico si ammutolisce di fronte a un risultato che sembrava scontato e invece è in bilico. Ci pensa De Rossi al 29' a schiacciare in rete la palla più importante, sull'assist all'indietro di Dzeko. Ѐ il quarto gol nelle ultime cinque partite per «Capitan Presente». Ma non basta. Il Genoa non si arrende, anzi si accanisce e cerca in tutti i modi di rovinare la festa giallorossa. Tant'è che al 34' Lazovic spinge di testa alle spalle di Szczesny il 2-2. Tre minuti più tardi i rossoblu hanno la chance di realizzare la grande beffa, ancora con Lazovic, che in contropiede batte la difesa, Szczesny esce e devia, ma la palla rotola sul palo. Al 90', quando le speranze ormai sembrano svanite, c'è Perotti davanti alla porta a sistemare le cose: assist di Dzeko, l'argentino supera Lamanna e firma il 3-2. Stavolta è fatta, i tre punti sono in tasca e la festa non è rovinata. La festa si fa. La Roma entra in Champions dalla porta principale.

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