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Vulvodinia, la malattia non fa più paura alle donne: il Q-Tipe Test segna la svolta

Valentina Conti
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Arriva la svolta nella cura della vulvodinia, la malattia femminile che affligge una donna su 6, e di cui si parla ancora troppo poco. In Italia, infatti, senza considerare i numeri sommersi, si stima che circa il 15% della popolazione femminile soffra del “male in rosa” considerato fino a pochissimi anni fa “immaginario”. Una problematica tornata alla ribalta mediatica di recente per l’intervento dell’influencer Giorgia Soleri (che ha dichiarato pubblicamente di esserne affetta). Parliamo di una malattia, di fatto, invalidante che colpisce un’ampia fascia d’età compresa tra i 14 e i 70 anni. “Fortunatamente, oggi, dopo il Q-Tipe Test, un esame specifico della vulva e una valutazione approfondita del muscolo pelvico, in poco più di mezz’ora siamo in grado di diagnosticare la questione e soprattutto prospettare una terapia alle pazienti, che troppo spesso arrivano da me demotivate e fortemente provate psicologicamente, perché sfiduciate dai vani tentativi di cura proposti loro negli anni”, spiega la dottoressa Rosanna Palmiotto, che ha dedicato i suoi studi proprio ad approfondire la natura della vulvodinia, e per la quale è considerata una antesignana nelle cure.

”E’ un grande traguardo – prosegue Palmiotto - perché, fino ad ora, la malattia veniva diagnosticata, in media, con quattro anni e mezzo di ritardo”. Quello che è urgente e importante sapere è che dalla vulvodinia si può guarire tramite un approccio medico multidisciplinare e personalizzato che coinvolge diverse figure, a seconda dei casi. “Mi batterò – conclude la ginecologa - affinché le proposte di legge portate in Parlamento di recente inseriscano la vulvodinia nella lista delle malattie croniche e invalidanti riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale”.

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