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Grillo che fu rivoluzione oggi guida la restaurazione

Ha cambiato la politica come non è riuscito a fare nessun altro, ma oggi sembra pentito di tutto

franco bechis
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Se c'è una impronta chiara che ha contraddistinto la vita italiana- politica e non solo- nell'ultimo decennio abbondante, è quella di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Potevano piacere o causare grande avversione, scandalizzare con i vaffa o anche intimorire per l'uso intenso e spregiudicato della rete. Ma quei due hanno cambiato radicalmente ogni modo di vivere la politica. Hanno segnato una svolta perfino più radicale di quella che abbiamo definito il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, legato all'introduzione del maggioritario e alla discesa in campo di Silvio Berlusconi. Sarà materia per gli storici e gli studiosi della politica italiana, ma per quel che interessa il qui e l'ora, forse i due casi più di successo in politica nati da quella impronta sono i due Mattei: prima Renzi e poi Salvini. Nessuno di loro due avrebbe avuto un successo così rapido e improvviso quanto fragile non fossero cresciuti e imbevuti dal brodo grillino. Sia come tecnica comunicativa, con un utilizzo intensivo della rete quasi clonato dal M5s, sia soprattuto come temi da cavalcare. Vi ricordate l'esordio di Renzi a palazzo Chigi con le sue prime slides sul taglio delle auto blu, con la riduzione dei costi della politica, il tetto di 240 mila euro agli stipendi pubblici, fino al taglio delle poltrone che avrebbe voluto il suo culmine nella riforma costituzionale poi bocciata dal referendum? Un purissimo distillato di cultura politica grillina, al di là degli esiti dei vari annunci. E non diversa è stata la cavalcata di Salvini (immigrazione a parte), che più volte ha sfoderato gli stessi temi fino a sposarli nell'unione di governo con il Movimento 5 stelle. Piaccia o non piaccia questi dieci anni sono stati intrisi di grillismo, e il fatto che sembri straordinario oggi che un perfetto nominato ministro dell'Interno non abbia profili social con cui esercitare la propria attività di governo, è proprio l'eccezione che dimostra come tutto il sistema sia profondamente mutato e in qualche modo grillizzato. Il Movimento cinque stelle non è stato come si dice costituzionalizzato e assorbito dal sistema, ma lo ha permeato di grillismo: è accaduto l'esatto opposto. E proprio quando chi ha ideato questa vera rivoluzione nella politica avrebbe potuto celebrare il suo trionfo, ha invece innestato l'indietro tutta. Spazzando via in un colpo solo, con l'operazione di Giuseppe Conte premier e con il doppio governo, tutta la rivoluzione di questi anni. Quello che invece questo agosto ancora una volta Grillo ha messo in moto è un processo di restaurazione che vorrebbe portare l'orologio della storia politica indietro, alla prima Repubblica, quasi si fosse pentito degli effetti della sua rivoluzione di questi anni. Il simbolo di questa restaurazione è soprattutto il ritorno programmato e minacciato a una legge elettorale proporzionale con minime soglie di sbarramento che renderebbe il voto degli italiani del tutto ininfluente sulla scelta dei governi, spersonalizzando e non di poco le leadership politiche che non sarebbero più decisive nelle scelte che riguardano la vita degli italiani. E' una restaurazione che ha grandi rischi, perché nel mondo le leadership non si sono affatto spente, e sono quanto mai decisive non solo nei rispettivi paesi, ma nei rapporti fra le Nazioni. Un paese come l'Italia non grandissimo, non più centrale nelle alleanze fra i grandi della terra e privo di leadership nel bene e nel male potrebbe declinare ancora più di quanto non sia avvenuto fino ad oggi. Ma non è solo questa l'incognita della restaurazione in atto. L'indietro tutta, il ritorno a tempi più miti e anonimi è una scelta imboccata con evidenza esattamente come lo fu quella del vaffa. All'epoca cosa potesse venire dopo era intuibile, anche se non nelle proporzioni in cui è avvenuto. Oggi più difficile capire quale è l'orizzonte, che ci sarà dopo...

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