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Ultrà polacchi tutti liberi. A Varsavia laziali in cella

Duemila tifosi della Polonia si scatenano a Bologna ma se la cavano. Nel 2013 retata con 149 arresti: sei tifosi in galera pure a Natale

Paolo Signorelli
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Due pesi e due misure, ancora una volta. D'altronde ormai è un'abitudine consolidata quando il termine di paragone sono i tifosi della Lazio. Basti pensare e leggere come si sono comportati gli ultrà polacchi a Bologna l'altra sera, nella sfida di Nations League contro gli Azzurri. Per seguire Lewandowski e compagni, infatti sono arrivati in 1.366, di cui 600 residenti in Italia. Un numero importante che ha costretto la polizia ad un monitoraggio costante della tifoseria biancorossa. Ma non è questo il punto, ma la cronaca che parla di oltre cento supporters schedati perché volevano entrare senza biglietto, di cortei non autorizzati bloccati sul nascere, di risse sventate e di striscioni sequestrati perchè contenenti frasi discriminatorie. Sempre nel pomeriggio, poi, un corteo di ultrà radunatisi in piazza Maggiore per dirigersi allo stadio, è stato interrotto dalla polizia. Ed ancora, un paio di risse e tensioni alla stazione ferroviaria, dove una ventina di polacchi stava cercando di salire su un treno pur non avendo il biglietto. Infine si legge di una quarantina di tifosi senza biglietto identificati e bloccati in un'area esterna al Dall'Ara per tutto il corso del match. Un bel biglietto da visita quello dei polacchi che alla fine se la sono cavata tutti. Senza arresti, nè denunce. E qui veniamo al punto: «salvi» dopo aver seminato il terrore nel capoluogo emiliano. Ai laziali, invece, nella trasferta «horror» di Europa League a Varsavia del 2013 andò molto, ma molto peggio. In quell'occasione 149, tifosi, tra cui anche donne e minori, furono ammanettati in strada con temperature sotto allo zero, perquisiti e arrestati. Senza un motivo reale. Si parlò di 4/5 supporters sorpresi a tirare delle bottigliette ai blindati della polizia, per protestare per altri 17 fermi, sempre sostenitori biancocelesti, della notte precedente. Nulla più. Persone trattate come animali, con la violazione di ogni tipo di legge e diritto umano. Alcuni, dopo esser stati portati in questura e chiusi per due giorni nelle cellette di sicurezza, vennero rilasciati su pagamento di cauzione. Altri no, trattenuti per mesi e trasportati nel carcere di Bialoleka. Sei di loro passarono il Natale nella patrie galere polacche.Senza alcuna reale prova di sorta (foto, filmati) sono stati scelti nel mucchio dei colpevoli. Una vergogna assoluta, davanti agli occhi del mondo intero. «Allucinante pensare a ció che ieri hanno fatto i sostenitori polacchi, mancando di rispetto al nostro paese, rapportato a quello che abbiamo dovuto subire noi quella notte», racconta un tifoso laziale finito in carcere a Varsavia. «E noi in Polonia non facemmo nulla, fu un'operazione preventiva. Secondo me studiata prima a tavolino». D'altronde in Italia, quando arrivano gli hooligan stranieri se ne approfittano perché sanno che, in mancanza di leggi ben precise in materia ultrà - nonostante lo sforzo e il lavoro delle forze dell'ordine- se la possono cavare facilmente. Basti pensare ai tifosi del Feyeenord che nel 2015 devastarono la fontana della Barcaccia a Piazza di Spagna. Ed è successo anche ieri. Chissà, magari fossero stati della Lazio, sarebbero finiti in carcere. Come successo a Varsavia...

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