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Claudio Lotito ha vinto il seggio ma il Senato non glielo dà

Domenico Alcamo
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C'è una storia adagiata tra i pertugi della sala macchine della politica e che, seppur non guadagnando la primissima fila del confronto, ha a che vedere con il funzionamento della nostra democrazia. E riguarda due seggi contesi al Senato, dove attualmente siedono Vincenzo Carbone e Carmela Minuto. Entrambi i parlamentari sono stati eletti con Forza Italia (poi Carbone ha preferito abbracciare l'esperienza renziana) e per lo scranno occupato si sono innescati ricorsi da rispettivi contendenti. Nei confronti di Carbone aveva messo mano alle carte bollate il presidente della Lazio e imprenditore Claudio Lotito, contestando un errore di calcolo nell'attribuzione del seggio in una delle liste plurinominali in Campania. Il tema è il seguente: il conteggio aveva consentito di ripescare Carbone come primo dei non eletti su Campania 3. Lotito, invece, sosteneva che il ripescaggio dovesse premiare lui, che invece era primo dei non eletti su Campania 1. Sul seggio di Carmela Minuto, invece, ha presentato ricorso Michele Boccardi, un'esperienza a Palazzo Madama nella scorsa legislatura, attualmente presidente nazionale di Assoeventi (Confindustria). Il suo caso è assai complesso. All'esito delle elezioni, il sito del Viminale attribuisce a Forza Italia la conquista di un seggio al collegio plurinominale per Puglia 1 e due seggi per Puglia 2. L'ufficio elettorale regionale presso la Corte d'appello di Bari, pere), al momento della proclamazione inverte l'assegnazione dei seggi e così Boccardi rimane fuori. I ricorsi, dunque, sono stati presentati all'organismo preposto, la Giunta delle Elezioni del Senato. Che nell'autunno scorso arriva a responso, messo in votazione, accogliendo i responsi di Lotito e Boccardi. Solo che la partita non finisce qui, perché per far si che loro ottengano il seggio, a scapito di Carbone e Minuto che dunque dovrebbero salutare Palazzo Madama, deve pronunciarsi pure l'Aula, che non è ancora stata convocata con questo punto all'ordine del giorno.

Si tratta di una vicenda che spesso si è intrecciata con gli onori delle cronache politiche, anche in alcuni momenti decisivi. Quando il governo Conte si lanciò nella disperata ricerca dei responsabili, si ventilò che tra essi potesse esserci proprio Carmela Minuto, e i retroscena malignarono sul fatto che al centro dell'eventuale sostegno della parlamentare pugliese all'Esecutivo di centrosinistra potesse esserci una tutela politica per la storia del seggio conteso. Elucubrazione da corridoio della politica, che poi si dimostrò assolutamente falsa: Carmela Minuto non passò dalla parte di Conte, rimanendo saldamente nel gruppo di Forza Italia.

Sempre a febbraio, peraltro, il legale che tutela Boccardi, l'avvocato Gianluigi Pellegrino, aveva rivolto un appello al Presidente della Repubblica e alla Presidente del Senato per sensibilizzare sulla mancanza di convocazione dell'Aula. «È noto che il regolamento - c'era scritto nel testo - prevede che la proposta della Giunta venga sono posta all'Assemblea del Senato della Repubblica entro 30 giorni dalla conclusione dell'Iter in Giunta. Pur non essendo coercibile, l'attività del Senato è del tutto evidente che detto termine non può interpretarsi come "inutiliter datum" soprattutto perché si è in presenza di un bene costituzionale da preservare non solo importantissimo ma fondativo: la legittima costituzione del Senato della Repubblica». Che evidentemente, oramai entrati ampiamente nella seconda parte della legislatura, non è ancora stata definitivamente sancita. Trascorsi due mesi e più da quell'appello, infatti, è rimasto tutto come prima.

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