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Liverpool campione d'Inghilterra 30 anni dopo l'ultimo titolo

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Il Chelsea batte il Manchester City e regala la certezza aritmetica del titolo di campione di Inghilterra al Liverpool, a 30 anni dall’ultimo trionfo. Il countdown per il diciannovesimo scudetto dei Reds si conclude, con sette giornate d’anticipo, grazie al 2-1 della squadra di Lampard a Stamford Bridge: il City non riesce a rinviare la festa dei ragazzi di Klopp, rendendo di fatto vano il confronto diretto in programma il prossimo 2 luglio.

The Reds are back. La lunga attesa è finita e trent’anni dopo il Liverpool torna sul trono d’Inghilterra. L’ultima volta c’era Margaret Thatcher al governo, la gente scendeva in strada per protestare contro la poll tax, la guerra con l’Ira era ancora in corso, la nazionale inglese guidata da Bobby Robson si preparava per Italia ’90 mentre il massimo campionato si chiamava ancora First Division e la Premier League era solo un progetto. Era il Liverpool di John Barnes e Ian Rush, ancora bandito dall’Europa per i fatti dell’Heysel, mentre Jurgen Klopp era un giovane difensore del Mainz e Salah, Firmino e Manè non erano nemmeno nati. Era il 18esimo titolo nella storia dei Reds ma da allora la Kop non ha più gioito. Almeno fino ad oggi. Sono arrivate Champions, coppe nazionali e internazionali, Anfield ha applaudito Robbie Fowler, Michael Owen e Stevie Gerrard ma ha continuato a masticare amaro mentre vedeva sfilare il Manchester United di Ferguson, l’Arsenal di Wenger, il Chelsea dell’era Abramovich e in ultimo il Manchester City degli sceicchi. Ma quello che era diventato un tabù, una sorta di maledizione, è stato infranto: nemmeno il coronavirus che ha messo in dubbio la conclusione di questa stagione ha impedito al Liverpool di riprendersi lo scettro.

Nella Gran Bretagna della Brexit e ferita dalla pandemia, nel mezzo delle manifestazioni antirazziste scoppiate dopo l’omicidio di George Floyd, nella ricca Premier League diventata il più bel campionato del mondo, ecco arrivare finalmente la 19esima sinfonia in rosso. Una cavalcata delle Valchirie che ha come maestro d’orchestra l’uomo arrivato da Stoccarda cinque anni fa. Due finali perse alla prima stagione, un’altra in Champions nel 2018 lo avevano etichettato come l’ennesimo perdente di successo, quasi dimenticando quanto fatto a Dortmund. Ma Jurgen Klopp è andato avanti per la sua strada, ha messo a punto la sua macchina fatta di gegenpressing e ripartenze veloci e negli ultimi dodici mesi ha finalmente raccolto i suoi frutti: prima ha riportato il Liverpool in vetta all’Europa e al mondo, poi gli ha restituito quel trono agognato. Un capolavoro costruito negli anni, affinando l’intesa fra Firmino, Salah e Manè davanti, blindando la difesa a suon di milioni con Alisson e Van Dijk, affidando le chiavi del centrocampo a capitan Henderson e Wijnaldum. Ne è venuta fuori una squadra che ha stritolato la Premier League: 26 vittorie e un pareggio nelle prime 27 partite di campionato, un cammino da record.

Basti pensare che, al momento del lockdown, i punti di vantaggio sul City di Guardiola che ha vinto gli ultimi due campionati erano 25 (anche se con una gara in più) e solo il Covid-19 ha prolungato l’attesa per definire quella che era ormai una formalità. La festa per le strade di Liverpool dovrà essere rimandata a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria ma poco male: quando la Kop tornerà a intonare «Yoùll never walk alone», lo farà per rendere omaggio ai nuovi campioni d’Inghilterra.

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