Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Le Olimpiadi slittano al 2021. Arriva la conferma di Abe

Il Giappone si arrende ma resta il nome Tokyo 2020

Alessandro Austini
  • a
  • a
  • a

Il coronavirus vince su tutto. Si ferma anche l'evento sportivo più importante: non ci sarà l'Olimpiade a Tokyo dal 24 luglio al 9 agosto 2020, l'appuntamento è stato fatto slittare al 2021. Alla fine Cio, governo giapponese e organizzatori hanno dovuto prendere atto della situazione: le incertezze legate alla diffusione del coronavirus, la cancellazione di svariati appuntamenti di qualificazione olimpica e il pressing crescente di Comitati, Federazioni e atleti hanno portato a quella che era la decisione a un certo punto auspicata da tutti, ovvero il rinvio dei Giochi inizialmente in programma in estate. La fiaccola, arrivata nelle ultime ore in Giappone, rimarrà nel Paese del Sol Levante, e non cambierà il nome: anche se si disputeranno nel 2021, i Giochi manterranno il nome di Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo2020. Una scelta coraggiosa quanto inevitabile, arrivata forse in ritardo visto che in tutto il mondo lo sport è fermo già da settimane, ma comunque tempestiva dato che a Losanna si sarebbero potuti concedere fino ai primi di giugno prima di fermare i preparativi. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe dichiara che il presidente del Cio Thomas Bach ha accettato «al 100%» la sua proposta di rinviare le Olimpiadi. Poi il comunicato ufficiale di conferma: «I Giochi sono rinviati al 2021, non oltre l' estate, per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti. Manterranno il nome di Giochi olimpici e paralimpici Tokyo 2020». Thomas Bach ha tenuto il punto - ha sempre dichiarato che la cancellazione non era in agenda - ma dal negare qualsiasi ipotesi di slittamento a inizio marzo, piano piano ha dovuto mutare posizione, fino alla riunione di domenica 22 al termine della quale il Cio ha per la prima volta aperto all'ipotesi di rivedere i propri piani. Uno spiraglio diventato sempre più ampio, sotto l'insistenza di chi come Canada e Australia ha minacciato di disertare la rassegna a cinque cerchi qualora si fosse tenuta a luglio, senza dimenticare dirigenti del calibro di Coe, presidente della World Athletics, a guidare il fronte di chi chiedeva il rinvio. Bach ha temporeggiato finchè ha potuto, ha invitato gli atleti a continuare la preparazione verso Tokyo ma col passare dei giorni le sue parole sono diventate sempre più stonate davanti a una realtà ben diversa. A voler trovare forse un punto di non ritorno il pensiero va al torneo di qualificazione olimpica di boxe tenuto a Londra mentre quasi tutti gli altri sport in giro per il pianeta si erano giustamente fermati. Gli incontri sono andati avanti per tre giorni, poi la logica sospensione e una deriva di appelli e richieste che ha portato alla storica decisione di oggi. I Giochi comunque si faranno (entro l'estate 2021), solo in una data diversa da quella originaria. E anche il Giappone tira un sospiro di sollievo davanti al rischio di una nuova beffa: nel 1940 Tokyo avrebbe dovuto ospitare l'Olimpiade estiva, Sapporo quella invernale ma lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese provocò il trasloco rispettivamente a Helsinki e St.Moritz, prima della definitiva cancellazione - come per Berlino nel 1916 e Londra e Cortina nel 1944 - causa guerra mondiale. Il Sol Levante stavolta avrà la sua Olimpiade, anche se dovrà aspettare un po' più del previsto. Un caso che ricorda per certi versi Melbourne '56, edizione che sembrò più volte sul punto di saltare, ora per la crisi del Canale di Suez, ora per l'occupazione sovietica dell'Ungheria (diverse nazioni alla fine boicottarono i Giochi), ora per la quarantena prevista per i cavalli che convinse il Cio a spostare l'equitazione addirittura a Stoccolma. La storia dei Giochi, in fondo, è stata sempre sofferta. A Montreal '76 ben 27 paesi africani, a cui si aggiunsero Iraq e Guyana, decisero di non partecipare per protestare contro la Nuova Zelanda, la cui squadra di rugby si era resa 'colpevolè di essere andata a giocare nel Sudafrica dell'apartheid, contro selezioni di soli giocatori bianchi. Mosca '80 e Los Angeles '84 spostarono in campo sportivo la guerra fredda in atto fra Usa e Urss, coi due Paesi che rifiutarono il reciproco invito, portando con sè altre nazioni (una sessantina nel primo caso, tutte quelle del blocco sovietico nel secondo). Anche Tokyo, ma per ragioni sanitarie, si è trovata a fare i conti con minacce di boicottaggio prima che il Cio si risolvesse per il rinvio. Adesso non resta che sperare di lasciarsi alle spalle questa pandemia il prima possibile e riprendere la marcia verso il sogno a cinque cerchi. 

Dai blog