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Spalletti saluta la Roma: "Quei fischi non me li meritavo"

Luciano Spalletti

Adriano Serafini
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Un lungo saluto, affannato e tormentato come tutta la seconda avventura romanista di Luciano Spalletti. La conferenza stampa di addio nella gremita sala stampa di Trigoria comincia con una breve introduzione di Monchi, uno di quelli che ha provato in tutti i modi a fargli cambiare idea: "Spero che un giorno avremo la possibilità di lavorare ancora insieme, ma comunque vorrei ribadire a Luciano che Trigoria è e sarà casa sua".  La risposta del tecnico toscano arriva dopo un lungo abbraccio con il diesse, il punto fermo su cui ripartire: "La Roma deve basarsi su alcuni punti fermi proprio come il direttore, ma prima di andare avanti lasciatemi ringraziare tutte le persone che hanno lavorato dietro le quinte a Trigoria con me". Poi si entra nel vivo, con le domande che puntano inevitabilmente ai motivi che lo hanno convinto a separarsi ancora dalla capitale. Spalletti ci gira un po' intorno poi arriva al punto: "Non abbiamo tutti remato tutti dalla stessa parte, sono vent'anni che faccio questo lavoro e mi fido soltanto di me stesso. Vado via soprattutto per il bene della Roma. Questa contrapposizione con Totti non mi è piaciuta, i fischi ricevuti domenica mi hanno fatto male e secondo me non li meritavo". Cambiano le formule, ma non le risposte: "Non sono stato io a far smettere Totti anzi è per me che ha giocato un anno in più. Se adesso smetterà e inizierà a lavorare con Monchi allora forse capirà quale strada avevo indicato io a questa squadra". Il tecnico di Certaldo mischia le carte soltanto quando si parla del suo futuro, senza nominare mai l'Inter: "Da domani inizio a parlare con chi è interessato a me anche perché finora non l'ho mai fatto. Il mio successore? Spero che il prossimo allenatore della Roma sia uno tra Di Francesco e Montella perché entrambi conoscono la Roma e il ricordo di questo posto non è stato ancora cancellato". Avanti il prossimo. 

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