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Juve, trionfo scolpito nella storia

Dario Martini
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Il giorno della svolta si è materializzato il 22 gennaio scorso. È lì che la Juventus ha legittimato la vittoria del sesto scudetto consecutivo. Intendiamoci, il campionato non è mai stato in discussione (28 vittorie, 5 sconfitte, 4 pareggi ad una giornata dalla fine). Ma è nella nella partita in casa con la Lazio, vinta 2-0, che Massimiliano Allegri è passato a quel 4-2-fantasia, o 4-2-3-1 per essere più precisi, che ha consentito ai bianconeri di fare il vero salto di qualità consacrando definitivamente il suo allenatore, fino ad allora mai del tutto digerito da una fetta consistente di tifoseria. Da quel momento in poi la Juve ha perso una sola partita (con la Roma una settimana fa) dimostrando una superiorità e una qualità che ha fiaccato gli avversari. La difesa, a dispetto della grande quantità di giocatori offensivi in campo, è diventata un muro invalicabile, l'estro di Dybala ed Higuain si è potuto esprimere al meglio, Pjanic ha preso le redini del centrocampo e Mandzukic, reinventato nel ruolo di attaccante esterno-terzino, si è rivelato il giocatore imprescindibile di questa Juventus a caccia del primo triplete della sua storia. Mercoledì scorso, battendo la Lazio, ha messo in bacheca un altro record: la terza Coppa Italia consecutiva. Il 3 giugno, a Cardiff contro il Real Madrid, proverà a portare a casa quella Champions che è la vera maledizione di questa squadra. MAI NELLA STORIA Nessuno, prima d'oggi, aveva vinto sei scudetti di fila. Il primato precedente, quello dei cinque titoli consecutivi, apparteneva alla stessa Juventus degli anni Trenta, al Grande Torino degli anni Quaranta e all'Inter di Mancini e Mourinho. In questo caso, però, bisogna fare dei distinguo che gli juventini non smetteranno mai di sottolineare. Il primo titolo del Mancio, nel 2005-2006, è quello di Calciopoli, assegnato a tavolino ai nerazzurri. Ecco perché questo scudetto, per tutto il popolo bianconero, è il numero 35. Per la Federcalcio, invece, è solo il 33°. Nel cuore degli juventini questa lunga serie di tricolori serve a ribadire una superiorità che in Italia nessuno è mai riuscito a mettere in discussione. Il rallentamento delle ultime giornate (pari con Atalanta e Torino, sconfitta all'Olimpico con la Roma) sono solo il sintomo di un normale rilassamento in vista della finale di Champions, quando ormai lo scudetto era già blindato. IL CAMBIO DI PASSO Anche quest'anno, la Juventus è partita con i favori del pronostico. L'avvio, però, si è rilevato più difficoltoso del previsto. Il cammino della squadra di Allegri nei primi mesi della stagione ha illuso sia Roma che Napoli. La Juventus, infatti, è incappata in quattro sconfitte in trasferta. La prima a San Siro con l'Inter il 18 settembre, la seconda col Milan il 22 ottobre, la terza a Marassi col Genoa il 27 novembre e l'ultima il 15 gennaio con la Fiorentina. È allora che Allegri, accerchiato dai critici, ha scelto di cambiare. Lo ha fatto a dispetto di tutti, mettendo in campo una formazione solo all'apparenza sfrontata e priva di equilibrio. È passato una volta per tutte alla difesa a quattro (Bonucci e Chiellini centrali, Dani Alves e Alex Sandro terzini), due uomini mezzo al campo (Pjanic e Khedira con Marchisio sorprendentemente in panchina ma pronto a subentrare) e due sulle fasce (Cuadrado e Mandzukic), Dybala nel ruolo di regista offensivo con massima libertà di svariare, e Higuain unico terminale lì davanti. Fino ad allora Dybala, Higuain, Mandzukic e Pjanic non avevano mai giocato tutti assieme. La sorpresa maggiore è stata il croato nel ruolo di esterno. Non deve essere stato facile convincere uno come lui a traslocare dal centro dell'attacco. Ma Marione non si è tirato indietro, dimostrando un'abnegazione encomiabile. Ricorda molto quello che Mourinho fece con Eto'o. PARTITE DECISIVE La Juve ha costruito il terzo scudetto della gestione Allegri (chi ci avrebbe mai creduto dopo l'accoglienza a suon di fischi a Vinovo tre anni fa?) nelle mura amiche dello Stadium, dove nessuno è riuscito a mettere a segno il colpaccio. È stato così per la Roma, superata 1-0 il 17 dicembre con un assolo del Pipita. Non ha avuto scampo l'Inter, liquidata con un tiro al volo da fuori area di Cuadrado. Ed è stato così anche per il Milan, nella partita delle polemiche per un rigore concesso al '96 per un mani di De Sciglio su cross ravvicinato di Lichtsteiner. Solo il Toro, nell'ultimo derby, è riuscito a strappare un pari. Ma la Juve era già con la testa alla semifinale di Champions. MURO DIFENSIVO La Vecchia Signora ha collezionato tutti i suoi successi più importanti, a partire dall'era Conte, con la difesa a tre, la famosa BBC: Bonucci, Barzagli e Chiellini. Il nuovo modulo ha costretto uno dei tre, in questo caso Barzagli, a ridurre il numero di presenze. Ma anche i cosiddetti rincalzi, Benatia e Rugani (sarebbero titolari in qualsiasi altra squadra) si sono rivelati decisivi. Dani Alves, l'ennesimo parametro zero della coppia Paratici-Marotta, si è confermato ai livelli di Barcellona. I 26 gol subiti fino ad oggi sono la dimostrazione che i campionati si vincono con la difesa. Infine, non ci si può dimenticare di Buffon, che alla «veneranda» età di 39 anni si è confermato il miglior portiere italiano, in odore di pallone d'oro se a Cardiff dovesse accadere quello che nessun tifoso osa dire a voce alta (in Champions la Juve ha incassato solo tre reti). SUPER CENTROCAMPO I dubbi maggiori dell'inizio riguardavano Miralem Pjanic. L'ex giocatore della Roma ha stentato ad inserirsi. L'allenatore lo ha provato vertice basso, trequartista ed interno di centrocampo. La svolta, però, è arrivata con il ruolo di regista al fianco di Khedira nel nuovo modulo. Il tedesco invece, ha scacciato definitivamente tutti i dubbi sulla sua tenuta fisica riducendo al minimo gli infortuni. Allegri, adesso, lo lascia fuori solo con la pistola puntata alla testa. Mentre Marchisio, di ritorno dal brutto infortunio al ginocchio, solo nelle ultime settimane ha iniziato a tornare quello dei tempi migliori. ATTACCO IN HD La coppia Higuain-Dybala, il tandem argentino, il cosiddetto attacco in HD, non ha rivali in Italia e può essere messo a confronto con le grandi coppie d'Europa. Higuain ha segnato 24 gol (i 36 di Napoli sono irraggiungibili). Dybala è stato una spalla ideale. La Joya ha perso qualcosa nella finalizzazione. È andato a segno 10 volte, ma è sempre più fondamentale, con fantasia, assist e giocate di di qualità. Le 75 reti di quest'anno sono la dimostrazione della forza d'urto di questa formazione, anche se Roma e Napoli hanno segnato molto di più (rispettivamente 87 e 90 gol) ma non è bastato. Anche il prossimo anno serviranno miracoli per porre fine alla dittatura juventina.

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