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Derby, Inzaghi: "Roma favorita". Spalletti: "Vinciamo ed è paradiso"

Il tecnico giallorosso Spalletti e il tecnico biancoceleste Inzaghi

Erika Menghi
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La Lazio ha l'Europa in pugno, la Roma la chiave per la porta del paradiso, quella che conduce direttamente in Champions. Ma il derby va oltre una classifica quasi scritta, c'è un background pesante in questa stagione, visto che ci sono stati già tre faccia a faccia in stagione e dall'ultimo i giallorossi sono usciti, pur vittoriosi, a testa bassa. «La Coppa Italia – giura Inzaghi – è un capitolo chiuso. Sicuramente la Roma avendo subito quest'eliminazione bruciante e fresca avrà grande voglia di rivalsa. Ma troverà una Lazio pronta, che cercherà di ribaltare i pronostici. Loro partono favoriti, ma i miei ragazzi possono compiere imprese». E guai a dire che si sono rilassati: «Non è vero, non siamo sereni e tranquilli. Abbiamo davanti partite complicatissime, a partire dal derby. Mi aspetto una mentalità vincente come abbiamo avuto nei due precedenti di Coppa. Dovremo fare una partita di corsa e determinazione». Vincere vorrebbe dire dare una mano alla Juventus: «Aiutiamo i bianconeri con lo scudetto così sfidiamo loro in Supercoppa. Considerando da dove eravamo partiti, tra lo scetticismo generale, è un motivo d'orgoglio per noi avere due finali davanti. A leggere monte ingaggi e fatturati della Roma non dovrebbe esserci partita, ma noi siamo cresciuti, abbiamo certezze. Secondo me sarà sempre più difficile vedere un Leicester in Italia, la Juve è avanti a tutti anni luce». A proposito di luce, l'orario delle 12:30 non fa impazzire di gioia i due allenatori. In primis Inzaghi: «Non sono contento di giocare a quest'ora. I derby in notturna sono stati affascinanti, le tifoserie si sono comportate benissimo. Si dovrebbe giocare sempre di sera, ma so che ci sono delle esigenze. Comunque ci siamo allenati bene durante l'orario partita». Pensiero condiviso da Spalletti poco più tardi in conferenza stampa a Trigoria: «Sono d'accordo con l'allenatore della Lazio, è una partita che meriterebbe le grandi luci del teatro, i contorni più belli. In notturna le gare hanno un sapore differente. Potrebbe calare il livello di spettacolo in base alla temperatura che ci sarà. Ho scelto di far allenare i miei alle 17 perché è funzionale alla tipologia della seduta: non corriamo, mettiamo a punto l'aspetto tattico e l'equilibrio, ne parliamo. Giocare alle 12:30, comunque, non ci coglierà di sorpresa, ci faremo trovare pronti». Perché i tre punti in palio valgono un giro di chiave verso la porta della Champions e potrebbero riaprire scenari futuri che il tecnico aveva scartato fino a poco tempo fa: «La lunghezza dei contratti non conta niente, se sono incorniciati bene o no. Contano le prossime 5 partite. Noi abbiamo in mano la chiave per il paradiso e non dobbiamo scambiarla con niente e nessuno». Il primo ostacolo è il derby: «Ѐ una cosa bella da vivere. Mi piace emozionarmi, anzi, ho a che fare con una squadra che si emoziona ed è anche per questo che mi sono trovato bene. Il derby è da gustare, lo faremo io e i miei calciatori». Cercando di prendersi una rivincita dopo l'eliminazione dalla Coppa per mano di una Lazio ben messa in campo: «Inzaghi è stato bravo a mettere insieme un po' tutto, facendo anche a meno della forza del singolo ma andando a rinforzare il ragionamento del collettivo. Con il 3-5-2 hanno sostanza in fase difensiva e gli rimane l'imprevedibilità di ribaltare l'azione negli spazi perché davanti hanno giocatori che in campo aperto creano grandi problemi. A chiunque». Il passo falso della Juventus sembra solo posticipare il trionfo in un campionato già scritto, nonostante le dichiarazioni prudenti arrivate da Torino: «Noi – dice Spalletti – continueremo a fare il nostro dovere. Ci siamo fatti un bel mazzo in questa stagione e non lasceremo niente di intentato. Poi vedremo a che distanza siamo. Novanta punti sono tantissimi, l'anno scorso nel girone di ritorno ne facemmo 46, che voleva dire 92 in proiezione se fossi partito dall'inizio. Avrei vinto il campionato, però quella non era la mia squadra. La mia è quella di quest'anno, ci ho messo mano, l'ho voluta così, sempre naturalmente con quello che si poteva fare in quel momento lì. Se riuscissimo a raggiungere la seconda posizione sarebbe tanta roba… Arrivare dietro alla squadra che lotta per la vittoria della Champions vorrebbe dire aver fatto grandissimi risultati». Il punto di vista sembra essere cambiato da quando diceva che senza lo scudetto avrebbe fatto le valigie: «Sono molto soddisfatto del percorso fatto, l'importante è quanto ci siamo impegnati, come abbiamo difeso la Roma da quello che ci giocava contro. Non abbiamo mai mollato». Nel frattempo è arrivato Monchi: «Ci siamo conosciuti, mi ha fatto una buona impressione, è una bella persona, un bel professionista che affianca un altro professionista come Massara: lavoreranno al meglio per il futuro della Roma». Chissà se Totti ne farà parte: «Non so se sarà l'ultimo derby di Francesco. Non ho chiesto niente alla società né a lui. Spero di no. Però per chi è, per come si chiama, anche se facesse un altro lavoro, se andasse in un'altra realtà, sarebbe sempre coinvolto in un derby, in qualsiasi ruolo o luogo del mondo». De Rossi in campo, domani e poi: «Ѐ recuperatissimo e sarà importante per noi». La formazione non la dice, «mi prendo tutto il tempo per non sbagliarla» e, a microfoni spenti, non trattiene lo sfogo e punta il dito contro i giornalisti: «Parleremo in settimana di come è stato analizzato il caso Dzeko dicendo che la sua reazione evidenzia il pensiero della squadra nei miei confronti e che io non sarei stato d'accordo con l'arrivo di Monchi». To be continued…

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