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Gli americani e Parnasi al lavoro sullo stadio

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Tordi Valle. L'architetto americano Dan Meis, incaricato dalla Roma di progettare il nuovo stadio, è sbarcato ieri in Italia insieme ai suoi assistenti e al duo della Raptor, Pannes-Barror, per poi spostarsi in serata nella tenuta di Parnasi in Umbria. Lì, insieme ai dirigenti giallorossi Fenucci e Winterling e al consigliere Baldissoni, si getteranno fino a domani le basi del progetto da consegnare entro l'estate alle istituzioni per l'approvazione e l'avvio delle lunghe procedure burocratiche. Chiuso l'accordo con Parnasi per costruire l'impianto sui terreni di Tor di Valle, ora è scattata la fase-2 che non si annuncia affatto breve. Meis e la Roma hanno le idee chiare su un impianto da 55-60 mila posti, ma adesso si deve passare al concreto. Nel workshop organizzato in questi due giorni in Umbria verranno infatti analizzati i più svariati aspetti del progetto, compresa la fondamentale parte finanziaria e i delicati aspetti legati alla comunicazione. La società, attraverso la vendita dei diritti sul nome dello stadio e con il supporto delle banche, vorrebbe coprire gran parte di un investimento che si annuncia da 250 milioni. «In 25 anni anni - ha scritto l'architetto Meis su Twitter - in cui io progetto gli stadi, non ho mai incontrato tifosi così passionali e attenti. Nessuno merita uno stadio di livello mondiale più dell' As Roma». La stessa voglia di fare le cose in grande traspare dalle parole di Parnasi. «Gli americani - spiega il costruttore all'Espresso - vogliono fare dello stadio un nuovo Colosseo. Allo stato non si sa neanche se sarà in cemento armato o una struttura metallici». I suoi calcoli sui tempi sono di sei mesi per la progettazione, un altro anno per superare gli ostacoli burocratici. «L'ideale - aggiunge - sarebbe aprire il cantiere nell'estate del 2014 e i lavori li stimo in due anni. Pallotta vuole il nuovo impianto nel 2016. Forse arriveremo al 2017». Decisamente prima alla Roma serve uno sponsor tecnico. Le trattative sono su tre tavoli - Nike, Adidas e Warrior - ma stanno andando per le lunghe. E la Nike, ad esempio, non sarebbe pronta a fornire il materiale entro l'inizio della prossima stagione. Se la Roma dovesse scegliere il «baffo» americano, potrebbe decidere di prodursi in casa le maglie per un anno, magari coinvolgendo i tifosi. Pura teoria, al momento. Ale. Aus.

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