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Finalmente i romani riscoprono il basket

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Cosadi non poco conto perché avrebbe portato la striscia di successi a tre e certificato l'avvicinarsi alla Final Eight di Coppa Italia. Ma uscendo dal parquet del palazzetto dopo la vittoria di Sassari, in una partita bellissima, la nuova Virtus Roma ha preso esatta coscienza di aver vinto la sua prima sfida. 3.392 spettatori, record stagionale, tutti in piedi ad applaudire, senza stare a troppo a recriminare cosa avrebbe potuto essere se Phil Goss non fosse incappato in una mattinata irripetibile, se uno dei migliori tiratori da 3 del campionato, Lorenzo D'Ercole, avesse insaccato almeno un canestro dalla lunga. La vittoria, e magari Claudio Toti e Marco Calvani storceranno la bocca, sarebbe stato il dettaglio perfetto. Ma la prima sfida è vinta. La gente è tornata ad innamorarsi della Virtus. Le schiacciate di Lawal, i canestri contro ogni logica di Datome e le accelerazioni di Jordan Taylor hanno rotto il muro di diffidenza e fatto risbocciare la storia d'amore. Merito dei protagonisti in campo, ma soprattutto merito di una società che finalmente ha cambiato marcia. Scelte tecniche oculate, merchandising, rapporto con la stampa e i tifosi, ovvero tutto il contrario di quello che alcuni personaggi ottusi e presuntuosi, oggi accasatisi in altri lidi, hanno percorso negli anni scorsi. La porta del castello dove ci si era asserragliati per anni è stata aperta e nel cortile s'è riversata quella gente che era stata anestetizzata da mancanza di risultati e comportamenti discutibili. Certo si fosse vinto contro Sassari il corollario sarebbe stato completato. Ma non può essere una sconfitta di misura a cambiare un giudizio consolidato. La nuova Virtus piace. E allora il futuro, quello che sembrava ormai segnato nello scorso luglio, può essere affrontato a viso aperto. È il primo vero passo della rinascita. Fab. Fab.

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