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Prandelli De Rossi non è sereno

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Ilct Cesare Prandelli tira le somme del 2012, dodici mesi ricchi di emozioni che hanno riavvicinato la nazionale azzurra agli italiani. C'è da festeggiare un secondo posto agli Europei alle spalle dell'invicibile Spagna, ma anche programmare un futuro pieno di appuntamenti a partire dalla prossima Confederations Cup in programma a fine stagione in Brasile. Nel girone degli azzurri i padroni di casa, il Giappone di Zaccheroni e la formazione vincitrice della prossima Coppa d'Africa. I pensieri si allungano poi al prossimo Mondiale, e allora, come prima cosa, è necessario tutelare il patrimonio calcistico del nostro Paese: De Rossi. «Daniele non è sereno - ammette il ct nel corso della conferenza stampa in via Allegri - non è contento della situazione. Deve capire cosa chiede Zeman, e farlo. Non ci sono margini. Sarà lui a dover dimostrare tutto il suo valore con carattere, determinazione e continuità». Non è un campanello d'allarme, ma poco ci manca. Dopo aver perso il posto da titolare nella Roma, il mediano potrebbe mettere a rischio anche la maglia azzurra. «Nella nostra gestione è capitato anche di chiamare giocatori non titolari nelle rispettive squadre di club, ma chi ha continuità di rendimento e una buona condizione fisica viene prima degli altri. Le prossime convocazioni per l'amichevole contro l'Olanda a febbraio sarà figlia delle partite precedenti: avremo poco tempo per prepararla». Se non è un avvertimento, poco ci manca. La situazione non è delle migliori, ma il ct spera che il ragazzo possa venirne fuori, magari restando nella Capitale. L'altro cruccio di Prandelli riguarda Balotelli: il giocatore dopo un Europeo giocato a buoni livelli è tornato a essere quello di sempre. Soltanto la maglia azzurra sembra allontanarlo dai problemi che quasi quotidianamente lo inseguono nella propria squadra di club. «Roberto ha pienamente ragione quando dice che rischia di bruciarsi - spiega Prandelli - lui è un allenatore vincente e lo vede tutti i giorni. Noi stiamo seguendo la vicenda e quello che dice Mancini per noi è Vangelo. Chi meglio di lui può aiutarlo? Lo allena da sempre, ma dipende molto da Balotelli». Il ct ha anche parole di elogio per il talento cresciuto nel settore giovanile dell'Inter. «Con noi si è sempre comportato e allenato bene, ma dispiace perchè Mario è un talento, ha un potenziale straordinario e sarebbe un peccato sprecarlo. C'è il timore che possa perdersi: ha 22 anni con prospettive di carriera illimitate». Il tecnico della nazionale passa in rassegna il 2012, esaltando i risultati ottenuti dalla sua formazione agli Europei di Polonia e Ucraina. «La partita dell'anno è stata quella con la Germania nella semifinale degli Europei - confessa con orgoglio - ma anche la sfida con la Spagna nella prima fase del torneo è stata particolarmente positiva. Dobbiamo esserne orgogliosi». Ma le emozioni più intense il nostro ct le ha vissute in mezzo alla gente, prima sul campo di Rizziconi, in un impianto sportivo sequestrato alla ‘ndrangheta, poi in mezzo alle tendopoli di Medolla dopo il terremoto dell'Emilia. «Abbiamo recuperato il rapporto con la gente, ma dobbiamo insistere perchè abbiamo ampi margini di miglioramento. Per quanto riguarda la squadra, ho trovato un gruppo di ragazzi responsabili, in questi mesi hanno capito che attraverso il gioco potevamo trasmettere un nuovo modo di fare calcio». La strada sembra essere quella giusta: al di là di qualche sconfitta di troppo rimediata nelle partite amichevoli, il cammino che porta verso i prossimi Mondiali del 2014 procede spedito. Il futuro si chiama El Shaarawy e - forse - Antonio Cassano. «In questi due anni è stato il più carismatico, si è assunto molte responsabilità. È stato lui agli Europei a trascinarci. Deve continuare così, se quando si arriva ai Mondiali dimostrerà di star bene come adesso, lo prenderemo in considerazione. Ora è iniziato un nuovo ciclo e abbiamo deciso di premiare nuovi giocatori, vedi El Sharaawy. Il milanista è stato la rivelazione del 2012: si è assunto una grande responsabilità, in un momento difficile come quello del Milan. Farlo a vent'anni, in uno stadio impegnativo come San Siro e in una squadra blasonata come quella rossonera dimostra che ha spessore tecnico e morale, ha qualità decisamente importanti».

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