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di Tiziano Carmellini Un minuto lungo un'eternità.

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LaSpagna avanti di un gol nel match decisivo contro la Croazia ha fatto soffrire più del dovuto la banda italiana che è poi esplosa in una festa liberatoria tale da lavar via tutta l'adrenalina e le tossine del mondo. Gli azzurri di Prandelli restano incollati con le unghie all'avventura europea e adesso dovranno cambiare marcia per dimostare di meritarlo. Passiamo come secondi del Gruppo C e per sapere chi sarà il prossimo avversario domenica sera a Kiev dovremo aspettare stasera la vincente del Gruppo D: di fatto una tra Francia, Inghilterra o Ucraina . L'incubo del «biscotto» è rimasto lì a svolazzare sopra la testa degli azzurri, al termine di questa settimana assurda nella quale si è parlato di tutto tranne che di calcio. In Italia c'era chi temeva l'accordo subdolo tra Spagna e Croazia, ma forse proprio perché viviamo nel paese del sospetto. È il paradosso di una nazione nella quale si parla di «biscotto» proprio nel giorno in cui la Commissione Disciplinare rifila 54 punti di squalifica a quattordici club e «punisce» in vari modi trentatre tesserati. O forse la nostra predisposizione al dubbio è una palese conseguenza di quanto accade all'interno dei confini attorno allo sport nazionale. In campo la prima mezz'ora di paura, di nulla assoluto nei quali la rivoluzionata Italia di Prandelli si è ritrovata di fronte a tutti i suoi limiti: soprattutto dal punto di vista caratteriale. Squadra immobile, gioco inesistente, tutti dietro al pallone aspettando che accada qualcosa, con l'Irlanda dall'altra parte del campo che sembra averne di più: e così è sicuramente dal punto di vista emotivo. Poi col passare dei minuti la nazionale azzurra si è sciolta, ha preso confidenza con l'importanza del match, ma soprattutto ha iniziato a giocare a pallone. E lì, la differenza con la modesta Irlanda si è iniziata a vedere davvero. E non è un caso se il gol vantaggio arriva sull'asse Pirlo-Cassano e se qualche minuto prima Di Natale aveva provato ad entrare nella storia del calcio con una giocata di quelle che avevano costretto Prandelli a portarlo all'Europeo. Ma è proprio da questo punto in poi che l'Italia è chiamata a dimostrare quello che vale: da adesso la partita diventa «vera» e gli uomini devono tirar fuori gli attributi. Quelli di Prandelli provano a stringere i denti perché è evidente che al rientro dopo l'intervallo l'Irlanda ha più testa e gambe. Le nostre girano a vuoto, faticano a trovare il ritmo perché la paura a tratti è più forte della spinta agonistica. I venti minuti finali sono un flash emotivo per l'Italia che prova a rimettersi in piedi e cerca di chiudere il discorso contro un'Irlanda mai doma. Il colpo di genio arriva nel finale quando Prandelli decide che è arrivato li tempo di Balotelli. È lui, l'«uomo nero» contestato da tutti e voluto fortemente dal ct e protetto dal resto degli azzurri, a fare la differenza. Lotta, meno, rimedia botte e alla fine estrae dal suo stravagante cilindro una mezza girata che mette al sicuro l'Italia: almeno da se stessa. Il resto arriva da Danzica dove la Spagna fa il suo dovere e consegna a Prandelli &Co. il pass per gli ottavi: avanti così e adesso è un altro Europeo.

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