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Vince la paura

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MatteoDe Santis Niente spettacolo, siamo francesi e inglesi. Il paffuto e baffuto signore di mezza età scovato dalle telecamere ucraine in piena pennichella nel bel mezzo del secondo tempo è l'immagine che, più del colpevole buco di Diarra sulla zuccata vincente di Lescott e del riflesso da barca a vela di Hart sul tiretto parificatore di Nasri, racchiude tutta l'essenza di un Francia-Inghilterra alla camomilla. Un vero e proprio elogio della noia e del non facciamoci male tenuto da due nobili che hanno dato l'impressione di essere parecchio decadute. Forse l'afa di Donetsk e i più semplici calcoli da girone eliminatorio (un punto a testa e tutti felici e contenti a caccia dei prossimi sei) hanno avuto la meglio sulla spensieratezza e sulla voglia di regalare effetti speciali, ma l'appuntamento anglo-francese, nella sostanza, si è consumato in neanche dieci miseri minuti. Dal 30', momento in cui Lescott ha fatto la festa alle belle statuine di sale della difesa francese, al 39', quando Nasri ha trovato il pertugio giusto per mettere alla berlina Hart. Prima, in mezzo e dopo, un gol pappato da Milner, una doppia conclusione aerea di Diarra e qualche fuoco fatuo dalla lunga distanza di Benzema. Poco, davvero troppo poco. Colpa di interpreti decotti (come Malouda), assenti ingiustificati (il fumoso Ribery e l'evasivo Benzema) o ancora troppo acerbi (Welbeck e Chamberlain, ad esempio). Se da un vecchio volpone come Hodgson, ritrovatosi con una squadra rabberciata a causa di infortuni, squalifica di Rooney, casi diplomatici e contrattempi vari, ci si poteva pure aspettare che facesse di necessità virtù, bloccasse i suoi su due linee quasi invalicabili e scopiazzasse un catenaccio bello e buono, da Blanc era lecito aspettarsi qualcosa di più. I «Bleus», invece, si sono impantanati su loro stessi e non sono sembrati neanche avere tanta voglia di trovare una qualsiasi via d'uscita. Con una Francia e un'Inghilterra così, l'1-1 è stato addirittura grasso colato. Non ha fatto male a nessuno e lasciato tutte e due le favorite della vigilia nel gruppo D abbondantemente in ballo per il passaggio agli ottavi. Contente loro, scontenti gli esteti del bel gioco. L'Ucraina-Svezia serale, per fortuna, è stata tutta un'altra cosa. Primo tempo senza reti ma vivo, vegeto, ricco di emozioni e non giocato all'andatura paleolitica del pomeriggio: ritmi ucraini forsennati, occasioni a raffica per gli indiavolati Shevchenko, Voronin e Yarmolenko e il palo esterno a dire di no ad un'incornata di Ibrahimovic. Solo prove generali per i fuochi d'artificio della ripresa: Ibra ha chiamato con un piattone di destro al 52', Sheva ha risposto più forte di testa al 55' e al 62'. La Svezia, piallata in un lungo e in largo, avrebbe potuto anche pareggiare nel finale con Elmander e Mellberg. Ma non sarebbe stato giusto. Per una notte, come ai vecchi tempi, Sheva è stato il re e Ibra un apprendista.

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