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di Gianfranco Giubilo Nel caos totale che caratterizza il calcio italiano, andiamo pure avanti con le battute e con le provocazioni.

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CesarePrandelli suggerisce che la Nazionale sarebbe pronta a rinunciare al Campionato d'Europa, se le venisse richiesto per il bene del calcio. Difficile accettare una sola ragione per la quale gli Azzurri dovrebbero sottrarsi a un impegno di grande spessore. La mancata presenza in Polonia e Ucraina non porterebbe un solo mattone alla causa della rifondazione del nostro sport più popolare, indispensabile prima ancora che auspicabile. Certo, non può essere gratificato, il cittì, degli effetti collaterali scatenati da iniziative giudiziarie che coinvolgono almeno un paio di effettivi della selezione. Era stato lui a promuovere il famoso codice etico, che in qualche caso ha fatto più danni rispetto ai capricci di qualche giocatore, dunque l'imbarazzo è inevitabile. Ma non hanno ottenuto uno straordinario credito, le parole di Prandelli, il Ministro dell'Interno Cancellieri si è limitata a un pacato invito: «Giocate bene e forza Italia». Per Demetrio Albertini, vicepresidente federale, soltanto una battuta, un piccolo sfogo, per altri una provocazione: difficile comprendere diretta a chi e con quali fini. Non se ne farà niente, naturalmente, l'Italia sarà puntualmente in campo domenica 10 a Danzica contro la Spagna, il momento dell'agonismo cancellerà dubbi e apprensioni. Resterà invece questa abominevole storia delle scommesse, con il malcontento federale per i patteggiamenti che hanno prodotto finora pene decisamente poco rilevanti. Certo, la situazione si farà più pesante quando entreranno in ballo le responsabilità, dirette o oggettive, che potrebbero stravolgere gli organici dei prossimi campionati. Giuridicamente mostruosa, questa norma era stata indispensabile per la giustizia sportiva, ma poiché prevede la presunzione di colpa, andrebbe rivista in relazione ai tempi più recenti: che sono quelli del computer, dei messaggini, dei cellulari, insomma di tutti quei mezzi che rendono problematica, se non impossibile, la sorveglianza dei tesserati da parte della società. Anche in questo senso la legislazione sportiva dovrebbe attuare qualche modifica su quello che è tuttora uno dei suoi pilastri, anche per evitare massicci ricorsi ai tribunali civili.

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