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di Giancarlo Baccini Petkovic? Chiedo all'amico che mi dà la notizia con una voce che sembra provenire dall'oltretomba.

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Petkovic!»,risponde lui. Prima di ritrovare la parola per rivolgere all'interlocutore il più classico degli «ekikazzè?», resto per qualche secondo vittima di un equivoco dovuto a deformazione professionale (mi occupo di tennis e a sentire il nome «Petkovic» il cervello mi presenta in automatico l'immagine della tedesca Andrea Petkovic, ex numero 9 del mondo ora ferma per infortunio, che celebra una delle sue molte vittorie ballando in campo alla Michael Jackson). Non è che la risposta dell'amico mi aiuti a mettere un'altra immagine al posto di quella dello strascinar di piedi di Andrea. Pure lui «sto Petkovic» non l'aveva mai sentito nominare prima, dunque non ne sa molto più di me. Però alla fine capisco che l'uomo apparentemente scelto dal diesse Tare perché il presidente Lotito ne faccia il nuovo allenatore della Lazio è uno slavo che vive in Svizzera e che ha tentato inutilmente la fortuna all'estero prima di tornare ad allenicchiare nel paese delle mucche e degli orologi. Né mi aiuta molto la ricerca su internet che mi appresto a fare appena chiuso il telefono con uno scambio di commenti che sono costretto, qui, a censurare. Mi sembra di capire che Petkovic abbia il merito di averci venduto Lulic, di costare poco, di non volersi portare dietro troppi lacché e, forse (molto forse), di far giocare a pallone le sue squadre in maniera un po' meno inguardabile del suo predecessore Reja che ci ha fatto sembrare un po' meno bella persino la maglia biancoceleste. A guardarlo in fotografia, poi, è un bell'uomo, il che non guasta mai. Non è granché, ma non è neppure pochissimo. E poi non sarebbe giusto bocciare a priori uno sul conto del quale non è possibile neppure farsi un'idea ben chiara. Per cui sospendo ogni tipo di giudizio sull'uomo e sul tecnico. Sperando con tutto il cuore che sia soltanto il mio inguaribile catastrofismo lazialoide a farmi sospettare che la scelta di un allenatore di serie B non possa che nascere dalla lotitiana consapevolezza che, grazie al signor Mauri e ai suoi amichetti balcanici, la Lazio 2012-2013 proprio in Serie B dovrà giocare...

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