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A Hesjedal un Giro «senza» Italia

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Il canadese vince la kermesse con la crono di Milano. Podio tutto staniero Ultima tappa a Pinotti ma è una magra consolazione per i disastri azzurri

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Nonlo è stato perché ha pagato troppo, a livello di spettacolo, l'attendismo che ha letteralmente attanagliato la corsa, col rinvio di giorno in giorno dei momenti realmente determinanti. Ed è stato attanagliato anche dal «regolarismo», caratteristica che accomuna il vincitore Hesjedal al faro della corsa (almeno fino a Pampeago), Basso. E con altri protagonisti non certo avvezzi a giocarsi un grande giro (a partire da Rodríguez, a lungo in maglia rosa, proseguendo col giovane Urán e col tardivo - perché atteso ad alti livelli da anni - Pozzovivo), il risultato è stato un trionfo delle insicurezze. Ma pazienza, ogni tot anni capita un'edizione in tono minore, ricordiamo come proverbiale in tal senso quella del 2002; ora, dopo un decennio esatto, tocchiamo un altro picco all'ingiù, vorrà dire che dal prossimo anno si risalirà sicuramente con una corsa in grado tornare a da entusiasmare gli appassionati. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, potremmo dire che l'incertezza che c'è stata fino alla fine ha rappresentato senz'altro un valore aggiunto. Dopo le grandi montagne e l'impresa di De Gendt sabato sullo Stelvio, toccava alla cronometro milanese (28 km) dirimere le varie questioni rimaste sul tavolo: ovvero, i 31" di Rodríguez su Hesjedal, che valevano la vittoria; e i 27" che separavano Scarponi e De Gendt nella lotta per il gradino più basso del podio. Va detto che già dalle prime battute si è intuito quale fosse l'indirizzo della prova: Hesjedal ben più forte di Purito, De Gendt molto meglio di Scarponi. Il trend è stato rispettato fino alla fine, e il canadese ha dato 47" a Rodríguez, mentre il belga ne ha rifilati 53 a Scarponi. Così ci ritroviamo Hesjedal-Rodríguez-De Gendt davanti a Michelino, con distacco minimo tra primo e secondo (16") e tra terzo e quarto (26"). La tappa l'ha vinta un altro atleta, Marco Pinotti, bravo a precedere Thomas di 39" e Sergent di 53" (il migliore dei big, De Gendt, ha fatto quinto a 1'01"): come dire, c'è stata almeno un po' di Italia sui titoli di coda del Giro 2012.

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