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Una tradizione lunga ottant'anni

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Il concorso è nato nel 1926 all'ippodromo di Villa Glori Tre anni dopo la sede fissa fu spostata a Villa Borghese

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IlConcorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena ha attraversato la storia della Penisola per tre quarti del Novecento, il secolo dei maxi-cambiamenti, adeguandosi alle mode ma sempre mantenendo intatta la sua caratteristica: un elegante avvenimento sportivo al quale non si può mancare. Nata nel 1926 su un campo ostacoli ricavato all'interno della nuova pista di trotto Villa Glori (dove oggi c'è l'Auditorium) la gara di salto assegnata all'Italia dalla Federazione Equestre Internazionale rimase nell'ippodromo - frequentato dai Mussolini padre e figli - fino al 1927. L'anno successivo si trasferì in quello adiacente Parioli di galoppo (che invece il duce fece radere al suolo per crearci una piazza d'armi, il Campo Dux, adesso occupato dal rimanente Villaggio Olimpico) ed infine nel 1929 prese sede stabile a Piazza di Siena, nella Villa che i Borghese avevano donato al Comune. L'ovale realizzato dall'architetto Antonio Asprucci e suo figlio Mario intorno al 1775 ha visto i successi a ripetizione dei cavalieri azzurri, su tutti i fenomenali figli del maresciallo Costante D'Inzeo, Piero e Raimondo. Nato il primo a Roma Prati nel 1923 e l'altro a Poggio Mirteto nel 1925, i due siglarono a Piazza di Siena una doppietta olimpica ai Giochi di Roma 1960 rimasta storica, con il successo di Raimondo in sella al baio Posillipo di 5 anni («i tecnici federali non lo volevano mandare in campo, ma io lo avevo preparato fin da puledro per quella gara» ricorda la medaglia d'oro individuale di quella edizione) mentre Piero giunse secondo, ottenendo l'argento. Poi insieme conquistarono, con Antonio Oppes, il bronzo a squadre all'Olimpico. I D'Inzeo furono la punta dell'iceberg di una equitazione italiana che a Villa Borghese ha siglato per 25 volte la Coppa delle Nazioni (più una centrata a Villa Glori e un'altra all'ippodromo dei Parioli) impresa che oggi sembra per la squadra azzurra un viaggio sulla Luna. Gli avversari di allora non erano più facili di quelli di adesso, lo dimostrano le vittorie di Piero e Raimondo nel Gran Premio Roma, ben 11 in totale ma diluite nell'arco di 20 anni, a dimostrazione che non mancavano i cavalieri capaci di battere i «dioscuri» del salto ostacolo internazionale. Piazza di Siena - stavolta gli impianti per il Concorso Ippico saranno meno invasivi - non è stata solo il tempio dell'equitazione invidiato da tutto il mondo ma, come voleva il suo ideatore, un contenitore per le più diverse manifestazioni. Con il nome che ricorda la città d'origine della stirpe Borghese, nacque per iniziativa del principe Marcantonio IV (1730-1800) che, alla fine del XVIII secolo, volle all'interno della Villa di famiglia uno spazio che ricordasse Piazza del Campo, il luogo dove fin dal medioevo si tiene il Palio di Siena. La sua realizzazione fu terminata quando Marcantonio non c'era più; secondo il desiderio dello scomparso, fu destinata ad accogliere manifestazioni e feste popolari.Gli avvenimenti più recenti sono stati per lo più legati allo sport ma con un pizzico di particolarità, a cominciare da una sfida fra uomo e cavallo su 60 giri di pista, vinta - fra le contestazioni - dal podista Bertaccini. Nel 1889 vi venne organizzata una partita di baseball tra squadre professionistiche americane organizzata da mr. Albert Goodwill Spalding, il fondatore dell'omonima azienda di articoli sportivi. Ci si è tenuta una delle prime esibizioni di basket nel 1929 e nel 1933 fu montato un ring sul quale Primo Carnera difese vittoriosamente il titolo di campione del mondo dei massimi contro il basco Uzcudun. La Seconda Guerra Mondiale impose un drastico stop al Concorso Ippico Internazionale, la Germania in divisa militare vinse la Coppa delle Nazioni 1940 e poi l'attività equestre fu sospesa. Per 6 anni Piazza di Siena rimase vuota e lontana dal mondo, tanto che nel 1944 venne purtroppo utilizzata come patibolo per la fucilazione di un delinquente comune.

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