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Nemmeno le montagne svegliano i favoriti

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Nonc'è nemmeno delusione, dopo la tappa di Cervinia, prima frazione alpina della corsa rosa, ma rassegnazione: perché ce lo si aspettava, di vederli tutti lì, i «big», a studiarsi senza organizzare niente di speciale. Una carovana compatta su per il Col de Joux e per la salita (di ben 28 km!) verso l'arrivo, un finale difficile malgrado pendenze non terrificanti; e una lunga volata di 3 km, per decidere i rapporti di forza temporanei. Tutto qui, potremmo dire, aggiungendo qualche particolare secondario come l'azione di Rujano e Cunego sul Col de Joux: il primo mossosi per anticipare la difficile discesa successiva (sulla quale temeva - a ragione - di essere staccato); il secondo per provare qualcosa, ma senza riuscire a concretizzare alcunché. E allora onore ai fuggitivi che, partiti al km 58, sono rimasti davanti fino al traguardo: erano in 8 al principio, hanno resistito in 3 con 20" sui migliori. Nell'ordine, Andrey Amador (primo costaricano a vincere una tappa al Giro d'Italia), Jan Barta e Alessandro De Marchi. Alle loro spalle, quarto, Ryder Hesjedal, che anticipando il gruppetto di Basso, Scarponi e soci di 26", si è riappropriato della maglia rosa, strappandola a Joaquim Rodríguez: ecco, questo è l'unico evento di rilievo della giornata, anche se le distanze sono talmente minime (qualche secondo) da essere considerate tutto sommato poco significative. Oggi ai Piani dei Resinelli c'è un arrivo in salita duretto, e domani si riposa: chi ha qualche cartuccia la spari (finalmente) senza remore.

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