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Il tecnico lo dice alla squadra sul campo «Ho fallito, è tutta colpa mia... scusate»

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Sembrail classico circolo di fine allenamento per fare il punto sulla situazione tecnica, ma la faccia del giovane tecnico asturiano fa capire subito a giocatori e staff tecnico (anch'esso all'oscuro di tutto) che così non sarà. Parte piano Luis Enrique, disfatto dal suo passaggio nella Capitale, occhi lucidi e volto segnato dalla fatica: nemmeno avesse appena concluso una delle maratone che lo avevano fatto piombare a Roma con le stigmate dell'Ironman. Introduce in italiano, ma passa rapido allo spagnolo chiedendo l'ausilio del fedele Daniele: perché in lingua madre le cose hanno un altro significato, perché stavolta vuole che tutti comprendano bene il suo disagio, il suo dolore, la sua delusione. «Non ce la faccio, vado via», una frase che sarebbe bastata per palesare tutto il suo malessere, per sintetizzare questi undici mesi trascorsi sulla panchina della Roma. Ma non basta, non può essere sufficiente per far capire al suo gruppo un fallimento che ora più che mai sente suo: e allora spiega. «Lascio la Roma perché non sono riuscito a dare il cento per cento e a trasmettere le mie idee. Mi scuso con i giocatori che ho impiegato poco, ma io sono chiamato a fare delle scelte. Questa è una sconfitta per me, ma non me la prendo con nessuno». Un mea culpa in piena regola al termine del quale però chiede alla squadra di continuare a credere in questo progetto che lui stesso non fatica a definire vincente. «Continuate a seguire questa società - chiede ai suoi giocatori - perché è una grande società, ha progetti vincenti. Io me ne vado perché non me la sento, ma la società ha idee solide e chiare. Ho trovato un gruppo di belle persone che mi hanno sempre sostenuto».La decisione di ufficializzare l'addio è stata presa al mattino, in accordo con il dg giallorosso Franco Baldini (sicuramente il più deluso del divorzio): era giusto dirlo prima alla squadra, perché Luis Enrique non ha voluto tradire la fiducia di quelli che considera ancora i «suoi» uomini. È la fine di un viaggio che il tecnico asturiano aveva iniziato a fine giugno in compagnia del suo staff e si concluderà comunque con la trasferta di domenica a Cesena: sarà quella l'ultima partita di Luis Enrique sulla panchina della Roma. Un viaggio che la nuova dirigenza probabilmente aveva immaginato diverso puntando fino all'inverosimile su un tecnico giovane: forse troppo. E non dal punto di vista tattico, perché le sue notevoli capacità Luis Enrique le ha mostrate eccome (seppur a sprazzi). Ilproblema è che per resistere a una piazza come quella romana non basta avere talento, ma bisogna esser bravi anche in altre cose: avere pragmatismo in alcuni momenti, essere inflessibili in altri, ma anche saper qualche volta abbassare la testa e farsi scivolare le cose addosso e non prendere tutte, necessariamente, di petto. Ecco, forse il giovane asturiano ha pagato proprio questo: il fatto di non esser stato abbastanza elastico da resistere all'altalena emotiva di una città affamata di calcio come Roma. Luis Enrique si è consumato all'interno delle sue indecisioni, ha fatto diventare quasi una malattia uno stato di cose che per certi versi si poteva anche immaginare a monte: nessuno gli aveva chiesto di vincere subito e la pazienza dimostrata con lui dalla piazza, dimostra come la sua «sindrome da accerchiamento» non avesse alcun senso. Ma la reazione avuta dopo la «liberazione» quando due settimane fa il tecnico aveva annunciato alla dirigenza la sua volontà di andar via, era stata prologo a un addio annunciato: e cosa che ha fatto definitivamente capire ai dirigenti del club quanto fosse inutile provare a trattenerlo. Dal punto di vista tecnico Luis Enrique presenterà delle dimissioni e quindi rinuncerà all'ingaggio concordato per il secondo anno: e con lui tutto lo staff tecnico. Domani la conferenza stampa di addio alla quale parteciperà anche baldini. Il prossimo anno? Resterà un anno fermo come Guardiola (un ultimo tentativo per lui è stato fatto in extremis dalla dirigenza giallorossa). Ma intanto avanti con Montella!

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