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Provocazione vergognosa di un ragazzo viziato

Delio Rossi

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Delio ha fatto bene per tanti motivi. Omeglio l'atteggiamento dell'ormai ex tecnico della Fiorentina è censurabile ma ha tante attenuanti che pesano come macigni sulla valutazione complessiva del discusso episodio. Il primo a sapere di aver sbagliato è proprio lui, romagnolo verace oltre che ottimo allenatore. Ma a tutto c'è un limite e la sua specchiata carriera testimonia come l'evento di mercoledì sera sia irripetibile e dovuto a una pesante provocazione. Per di più arrivata da un ragazzino viziato di 20 anni col macchinone fuori dallo stadio, talentuoso di sicuro ma senza cuore. Il cambio era giusto e non si può «vomitare» contro il proprio allenatore frasi irripetibili con possibili riferimenti alla mamma o alla figlia. Chi non reagirebbe quando gli viene toccata una persona cara? Basta con ipocrisie e vergognosi piagnistei, basta con quelli che ritengono un ceffone al figlio scapestrato diseducativo, basta con gli onorevoli che esprimono opinioni sull'episodio, loro che fanno molto peggio. La verità è semplice: da una parte un allenatore stressato, anche un po' fumantino al di là delle apparenze, che dalla lunga parentesi romana ha imparato alla perfezione un detto basilare da queste parti «chi mena per primo, mena due volte», dall'altra un ragazzo maleducato che crede di avere il mondo ai suoi piedi. Il resto è solo vacuo verbalismo.

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