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La Lazio è un caso clinico

Il presidente della Lazio Claudio Lotito

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I superstiti si contano sulle dita di una mano: l'inossidabile Ledesma, Diakité, in parte anche Hernanes. Per gli altri la stagione in corso è stata un viavai tra Formello e la Paideia, con l'eccezione di qualche gita all'estero, dall'ormai familiare dottor Muller Wolfhart o altri illustri colleghi, a Barcellona come ad Amsterdam. È la cronaca di una stagione maledetta: 36 infortuni, la maggior parte di tipo muscolare. Preparazione estiva sotto accusa, non potrebbe essere altrimenti quando si «rompe» persino un portiere. Ma sarebbe riduttivo prendersela solo con Febbrari. La realtà è che qualcosa non ha funzionato anche nel recupero dei calciatori: il caso Brocchi, l'ultimo in ordine di tempo, è emblematico. Il mediano si infortuna a fine novemre, i primi bollettini parlano di uno stop di venti giorni, in realtà torna ad allenarsi) solo due mesi dopo. Troppo presto, però: la «sublussazione del metatarso del piede sinistro» non è guarita e il giocatore deve rifermarsi. Consulto in Olanda dal professor Van Dijk, operazione scongiurata, rientro dopo altri due mesi. Niente da fare, il dolore non va via e ci pensa il solito Wolfhart a cancellare tutte le speranze: tre mesi di riposo assoluto o carriera a rischio. «Ma voglio tornare per giocare la Champions l'anno prossimo», si sfoga Brocchi. Qualcuno ha sbagliato, è innegabile. Lo ha capito in tempi non sospetti anche Lotito, che tra le righe ha lasciato trapelare l'intenzione di cambiare qualcosa, forse molto, nella gestione medica della Lazio. Anche perché le premesse per le prossime stagioni non sono delle più rassicuranti. Prendete i casi di Konko e Radu. Il francese vanta il poco onorevole marchio di essere il primo a essersi infortunato in stagione. Era il 20 luglio, in piena preparazione, e poi quel problema al polpaccio sinistro non si è praticamente mai risolto. O meglio, lo è per i medici, ma non per il giocatore, che continua ad avvertire dolore e non se la sente di forzare. Radu, invece, dopo aver superato gli annosi problemi al menisco stavolta ha accusato un guaio ai tendini, sempre del ginocchio. È stato fermato più volte, anche per un mese (dal 5 febbraio all'11 marzo) ma il problema non è mai stato risolto in via definitiva, tanto che adesso è di nuovo ai box e salterà le prossime due gare. Si parla di due giocatori tutto sommato giovani, ma se si guardano le carte d'identità dei compagni di reparto non si può stare tranquilli: sia Biava che Dias si sono fermati più volte, spesso per problemi di natura diversa, e l'anno prossimo, con dodici mesi in più sulla carta d'identità, non è detto che le cose vadano meglio. Una luce non positiva è gettata anche da tutti quei calciatori che scelgono di curarsi altrove: da Mauri (il primo problema muscolare in un centro di sua fiducia ad Asiago, poi in Germania per lo strappo) a Klose e Lulic (sempre a Monaco di Baviera) per arrivare a Brocchi (pellegrinaggio tra Olanda e Germania) e Stankevicius (Barcellona). A sei giornate dalla fine non resta che affidarsi alla buona sorte e sperare che le frasi di Miroslav Klose non siano solo di circostanza: «Voglio rientrare quest'anno e fare ancora qualche gol con la Lazio», ha detto in Germania. Ce ne sarebbe bisogno...

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