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Una malattia genetica ha ucciso Piermario

I tifosi ricordano Morosini

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PESCARA Da un'esclusione nasce la prima certezza, forse l'unica. Ad uccidere Piermario Morosini, il giovane centrocampista morto surante la partita Pescara-Livorno sabato scorso non è stato un aneurisma. Il medico legale, Cristian D'Ovidio su questo non ha dubbi: «Ci sarebbe stata – spiega – un'emorragia di proporzioni rilevanti, che avrei sicuramente potuto vedere». Perde dunque consistenza quella che era stata considerata in maniera pressochè univoca la possibile causa di morte dell'atleta. L'autopsia sul corpo di Morosini si è svolta nell'arco di sei ore, ma il medico legale ha chiesto tempo per svolgere ulteriori approfondimenti sui tessuti prelevati. Tempi tecnici sono necessari anche per le risposte di carattere tossicologico, che la Procura di Pescara ha chiesto per eliminare l'ombra di qualsiasi sospetto sulla fine del giocatore. Il fascicolo aperto contro ignoti ipotizza «tecnicamente» il reato di omicidio colposo. La famiglia del giocatore ha comunque nominato la dottoressa Cristina Basso di Padova perito di parte e per ora nel procedimento entrano soltanto i familiari, mentre restano fuori Livorno e Udinese. Fuori causa l'aneurisma, dunque. Di fatto le dichiarazioni del professor D'Ovidio si fermano qui: «Ho escluso – aggiunge solo – altre possibili cause di morte». Il magistrato, nell'affidare l'autopsia ha chiesto, oltre ai prelievi tossicologici, anche un esame del Dna, nell'eventualità che il codice genetico di Morosini possa restituire qualche informazione su un eventuale problema di carattere genetico, rimasto nascosto e imprevedibilmente attivato da una situazione contingente. Valutazione sulla quale il perito mantiene attualmente il più assoluto silenzio. In ogni caso, secondo alcune indiscrezioni l'ipotesi principale è quella che sia insorta una fibrillazione ventricolare del cuore che avrebbe di fatto impedito la normale la funzione di pompa per poi arrivare all' arresto cardiaco. Tale aritmia potrebbe essere stata determinata appunto da un'anomalia di origine genetica. Tra l'altro, non sfugge all'attenzione dei medici una storia di familiarità per le malattie di cuore: il padre del giocatore sarebbe morto per una malattia cardiaca. Secondo gli esperti sono molte le malattie che riguardano la conduzione cardiaca alcune delle quali legate a difetti genetici (gli esperti le chiamano canalopatie, sindrome del Qt lungo e breve, Wolf Parkinson White, sindrome di Brugada). I successivi esami che dovrebbero essere effettuati all'università Cattolica di Roma, potrebbero mettere inoltre in evidenza se l'arresto cardiaco era o non era riattivabile. Non è escluso che le successive indagini si interroghino ancora sulla tempestività dei soccorsi e sull'uso del defibrillatore. Insomma, chi di fronte a una morte tanto incredibile si aspettava almeno una risposta certa è rimasto deluso: il destino di Morosini sembra difficile tanto nella vita quanto nella morte. Terminati gli esami il magistrato ha dato il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia. Il corpo di Morosini dopo la composizione, non sarà esposto a Pescara. Sarà il Livorno calcio a farsi carico del trasporto, dopo che la famiglia e la compagna del calciatore hanno autorizzato, senza alcuna esitazione, un passaggio nella città toscana, per consentire ai tifosi di dare un ultimo saluto al loro giocatore. Oggi, intorno alle 14, il carro funebre entrerà dal cancello centrale della gradinata, percorrendo lentamente la pista di atletica e puntando verso la Nord del Picchi, regno dei tifosi del Livorno. Una breve sosta, la deposizione di un cuscino di fiori da parte del sindaco a nome della cittadinanza, i giocatori che accompagneranno Piermario lungo il cammino all'interno dello stadio. Poi la salma riprenderà il suo ultimo viaggio verso la sepoltura, a Bergamo, città natale del giocatore. La camera ardente sarà allestita nella parrocchia di Monterosso,a due passi dal campetto dove aveva tirato i primi calci e che adesso gli sarà intitolato. L'Atalanta lo aveva scovato lì, prelevandolo a soli sette anni. Alle 11 di giovedì la cerimonia funebre. Intanto il Comune di Bergamo si prepara a dedicargli la curva Sud dello stadio. È d'accordo anche Valerio Bettoni, presidente del Coni provinciale. «Sarebbe un segno di affetto nei confronti di un ragazzo sfortunato, che non si è mai perso per strada, nonostante la sfortuna che l'ha perseguitato».

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