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De Rossi intoccabile Osvaldo sfida Pazzini

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Il ko di Rossi spinge Borini verso la chiamata

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DeRossi è già salito sull'aereo che porta l'Italia in Polonia, altri due romanisti sono ancora sulla scaletta: Borini e Osvaldo hanno discrete possibilità di trovare due poltrone libere. Totti è un caso a parte: per lui, eventualmente, ci sarebbe un ingresso privilegiato. Tra i tanti dubbi di Prandelli una delle poche certezze è la maglia affidata a De Rossi. Non nel ruolo che solitamente occupa nella Roma, perché lì c'è Pirlo, ma spostato di qualche metro. Nessun dramma: Daniele abituato da anni a giocare come intermedio in Nazionale. E così sarà anche in Polonia e Ucraina, dove lo aspetta il secondo Europeo della carriera dopo la delusione del 2008: l'avventura si concluse nel peggiore dei modi a Vienna, con l'errore dal dischetto nella serie di rigori contro la Spagna. La legge del contrappasso applicata due anni dopo la magica notte di Berlino: in quel caso il penalty trasformò il Mondiale amaro di De Rossi in un trionfo. Da Donadoni, al Lippi bis fino a Prandelli nessuno ha più rinunciato a lui, anche quando il suo rendimento è calato. A distanza di sei anni dal successo in Germania ora il centrocampista giallorosso è uno dei tre «reduci» insieme a Buffon e Pirlo. L'unica eccezione nel rapporto inossidabile con la maglia azzurra si deve al codice etico applicato dall'attuale ct: una gomitata in Champions gli è costata l'esclusione. Poi non si è più perso una chiamata azzurra, come i testimoniano i numeri da record: nessun romanista nella storia ha giocato (71 presenze) e segnato (10 gol) quanto De Rossi in Nazionale. È appena iniziata, invece, la storia azzurra di Osvaldo e Borini, tre presenze in due e tante speranze di entrare nel gruppo degli Europei. Impensabile fino a qualche mese fa, poi la serie di problemi che si è abbattuta sugli altri attaccanti li ha messi in gioco. L'infortunio di Rossi, i dubbi sul recupero effettivo di Cassano e sugli umori di Balotelli sembrano spalancare la porta a Borini. Detto che Di Natale al momento non è preso in considerazione, si fatica a trovare seconde punte affidabili. Prandelli si è innamorato del romanista, lo ha «strappato» all'Under 21 di Ferrara e testato nell'amichevole con gli States a febbraio. Superato l'ultimo stop muscolare Borini si gioca tutto nel rush finale del campionato. Lo stesso discorso vale per Osvaldo, che ha rinunciato alle (poche) chance di una chiamata dell'Argentina pur di inseguire l'Europeo. Ora i centravanti italiani non scoppiano di salute mentre lui ha ritrovato una discreta continuità: con Matri in vantaggio su tutti, Borriello e Gilardino fuori dai giochi, al momento la sfida sembra ristretta all'attaccante giallorosso e Pazzini. Entrambi hanno incrociato Prandelli a Firenze ma l'interista può vantare un rapporto più intenso con il ct. I gol, comunque, faranno la differenza insieme ai comportamenti: l'italo-argentino è l'ultima vittima del codice etico, nel suo caso applicato per l'espulsione di Bergamo. Acqua passata, Osvaldo sogna il debutto nel gotha del calcio europeo, lui che in carriera ha solo assaggiato la Champions League con la maglia viola nel 2008, prima del trasloco in Spagna. Superato il «complesso» del campionato italiano, adesso manca una ciliegina azzurra.

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