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Ora è finita: Moggi e Giraudo radiati

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Cinqueanni e undici mesi dopo la deflagrazione dello scandalo Calciopoli, Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini sono stati definitivamente radiati dal mondo del calcio. L'Alta Corte di Giustizia Sportiva presso il Coni ha infatti rigettato i ricorsi presentati dagli ex dirigenti della Juventus e dall'ex vicepresidente della Federcalcio, confermandone «la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc». Per le motivazioni della decisione adottata dall'organo presieduto da Riccardo Chieppa, ultimo grado della giurisdizione sportiva, bisognerà attendere alcuni giorni. Considerato il verdetto, del resto, l'Alta Corte sembra aver condiviso appieno le argomentazioni addotte dalla Commissione disciplinare nazionale prima e dalla Corte di giustizia federale poi, secondo cui la condotta di Moggi, Giraudo e Mazzini deve considerarsi illecita e altamente inquinante della sistematicità e della stabilità organizzativa del calcio. L'ex vicepresidente federale Mazzini non ha commentato la decisione, mentre Moggi ha reagito alla notizia in modo laconico: «Radiazione confermata? Tanto avevo già messo in conto il ricorso in Europa». «Aspettiamo le motivazioni e poi decideremo cosa fare – ha aggiunto Federico Tedeschini, uno degli avvocati dell'ex direttore generale della Juventus – le ipotesi sono due: impugnare la sentenza al Tribunale amministrativo regionale o andare direttamente alla Corte europea dei diritti dell'uomo». La stessa strada sarà intrapresa da Giraudo. «Ricorreremo contro la radiazione in tutte le sedi competenti degli ordinamenti nazionali e internazionali – ha dichiarato Andrea Galasso, avvocato dell'ex ad bianconero – notoriamente insensibili ai venti del palazzo. La richiesta dei danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta». Un concetto ribadito e rafforzato anche dal collega Krogh: «A mio avviso questa radiazione, conseguenza automatica di una decisione discutibile risalente ad oltre cinque anni fa, è fuori dalla logica oltreché lesiva dei diritti primari della persona».

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