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Il calcio italiano ha perso credibilità

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Laconfessione choc di Masiello è un pugno in faccia alla credibilità del mondo del pallone. «Ho fatto autorete per soldi» (circa 300 mila euro) è una frase terribile per il povero operaio che cerca di mandare avanti una famiglia con 1.200 euro al mese. E invece, calciatori superpagati in molti casi e comunque con stipendi ampiamente sopra la media, si vendono per un piatto di lenticchie, scommettono a volte per 15-20 mila euro utili forse per pagare la cameriera, la Smart dell'amante, oppure la vacanza alle Maldive. Immaginate un po' quei dieci amici che si trovano la sera per fare una partitella di calcetto e pagano dieci euro ciascuno per correre dietro a un pallone. Poi riflettete sui privilegi dei calciatori che lavorano (si fa per dire) un paio di orette al giorno in centri sportivi di prima qualità eppure non basta, serve qualcos'altro come scommettere e fare soldi alle spalle dei tifosi creduloni. Che vergogna per tutti quelli che ogni weekend popolano i nostri stadi, soffrono per un risultato negativo della squadra del cuore oppure gioiscono per una vittoria arrivata senza sapere che il portiere avversario era stato addomesticato da qualche faccendiere. Tutto taroccato, tutto una terribile finzione almeno in alcuni casi. E ora? Bisogna fare pulizia, in fretta ma soprattutto in modo equo senza evitare le contraddizioni post-calciopoli.

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