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Segnare 5 gol non è facile neanche in un'amichevole.

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Esisteforse un solo calciatore capace di una prodezza simile. Il suo nome è Lionel Messi, gioca nella squadra più forte del pianeta (e forse di tutti i tempi), il Barcellona di Guardiola, e il miracolo l'ha compiuto al cospetto dei malcapitati difensori del Bayer Leverkusen. Mai, nella moderna Champions, la cinquina era riuscita a nessuno. Al massimo si poteva parlare di poker, e l'ormai ex record apparteneva a Simone Inzaghi, quattro reti in Lazio-Ol. Marsiglia 5-1 del 2000. Messi ha fatto meglio. Ma non è tanto la quantità. A impressionare è il come. Due cucchiai, una serpentina in area con botta finale a fil di palo, un colpo di biliardo da posizione angolatissima e una sola rete definibile «banale». Normale che il giorno dopo il mondo del calcio si inchini al fenomeno argentino. Come se ce ne fosse bisogno, dopo tre Palloni d'Oro di fila. E così, mentre in Spagna coniavano il soprannome «manita de Dios» da contrapporre alla «mano de Dios» Maradona, su Twitter andava in scena l'osanna dei colleghi. «È il migliore di sempre», cinguettava Wayne Rooney. «Sencillamente brillante» (semplicemente brillante) replicava il centrocampista della Roma Gago. Beato chi l'ha in squadra. Il presidente del Barça, Sandro Rosell, non ha certo bisogno che glielo si ricordi: «Non ci sarà mai un altro come lui», ha detto. Gli altri patron possono solo ammirare da lontano e invidiare. «In un'epoca in cui il calcio è più fisico e atletico, uno come Messi sta dimostrando di essere il migliore di tutti i tempi». Magari Galliani, mentre proferiva queste parole, pensava anche all'abulico Ibrahimovic visto in Arsenal-Milan. Lo stesso svedese osannato dai rossoneri che, però, dal Barça dovette scappare per non dover contendere la maglia di prima punta al signor Lionel. Che, da parte sua, ha dimostrato di essere superiore a Zlatan anche dal punto di vista comportamentale. Mai una sillaba fuoriposto, mai una lite coi compagni, mai uno scandalo. Mai, soprattutto, l'idea di tradire la maglia blaugrana. Agli altri un talento simile non resta che provare a costruirselo in casa. Il Barcellona ci sta già provando. Si chiama Takefusa Kubo, ha 12 anni, è giapponese ed è la stella più luminosa della «Cantera». Per tutti sarà lui il nuovo Messi. Ma può prendersela comoda: quello «vecchio» di anni non ne ha neanche 25. E ha voglia di stupire per almeno altri due lustri.

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