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Con De Rossi, Gago e Pjanic mai ko

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Lastoria di Fabio Borini, 7 gol (come Osvaldo) da inizio stagione e nelle ultime 6 partite, è quella di un «self-made bomber»: prima, ai tempi del Bentivoglio 85, correva tanto e basta, poi ha iniziato a segnare con le giovanili del Bologna e non ha smesso più. Corsa, rabbia, voglia di sgobbare e senso del gol: un campionario del genere non poteva passare inosservato. Frank Arnesen e Carlo Jacomuzzi del Chelsea ne parlarono con papà Roberto, mamma Cinzia e il sedicenne Fabio: «Se vieni da noi diventerai un calciatore». Dieci minuti dopo, Borini aveva già detto «yes» per quattro anni. Il centro d'allenamento di Cobham, le partite con la squadra riserve dei Blues, poche apparizioni con Ancelotti (un altro suoammiratore) in prima squadra e poi tre mesi in prestito allo Swansea (6 gol in 12 partite). L'estate del 2011, e un contratto non rinnovato con il Chelsea, lo porta al Parma, poco distante da casa e da una famiglia di atleti (con una mamma maratoneta e una sorella, Gloria, che pratica il salto in lungo). Il mercato, dopo 58 giorni parmensi, lo fa traslocare di nuovo alla Roma. Il resto è attualità: un gol al Genoa, uno alla Fiorentina in Coppa Italia, uno al Cesena, uno al Cagliari, due all'Inter e uno al Parma. 7 reti che hanno già trasformato quello che era un prestito in una comproprietà e fanno già iniziare a parlare di Nazionale di Prandelli (non dell'Under 21, di cui Borini è già un pilastro). Walter Sabatini, l'uomo che lo aveva già puntato dai tempi di Bologna e che lo ha portato alla Roma, se la ride. «Fabio sta facendo molto bene - ha detto ieri il ds giallorosso - ma è prematuro parlare di una sua convocazione in azzurro. È stato molto aiutato dai compagni e dall'allenatore e si sta rivelando una scelta azzeccatissima». Da Borini alla rincorsa al terzo posto il passo è davvero brevissimo: «De Rossi ha dichiarato che il nostro obiettivo stagionale è la Champions? Lo sappiamo tutti che lui non sbaglia mai, quindi prendiamo per buone le sue parole. Io sono un sognatore, ma non abbiamo ancora fatto niente. Luis Enrique merita già un dieci in pagella, è un mostro di bravura e un conduttore straordinario. Finora, però, abbiamo solo creato dei presupposti per diventare grandi, con dei giovani in rosa». Come Borini, appunto.

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