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Lazio, cuore Champions

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La gioia dei giocatori biancocelesti

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Che rimonta, che cuore, che Lazio. D'accordo era il Cesena ma, sotto di due gol e di un uomo, i biancocelesti compiono una piccola grande impresa ribaltando la partita nella ripresa in soli dieci minuti con le reti Hernanes, Lulic e Kozak. Una vittoria che vale il terzo posto solitario per almeno due notti e la consapevolezza di poter lottare per traguardi importanti. Carattere, grinta e personalità per tirare fuori la testa dal baratro di una sfida che si era messa malissimo. Reja conta gli assenti che alla fine sono otto: oltre ai sette infortunati Dias, Radu, Mauri, Cana, Brocchi, Alfaro e Makinwa c'è lo squalificato Diakitè. Inoltre Stankevicius va in panchina solo per far numero perché non ha ancora assorbito la botta al tallone d'Achille presa domenica scorsa a Marassi. Scelte obbligate e conferma per il 4-2-3-1 con Klose unica punta, l'esordio di Candreva dal primo minuto e il tappabuchi Zauri che viene schierato da centrale difensivo per la prima volta in questa stagione. Una difesa improbabile e malmessa così come alcuni elementi costretti a scendere in campo per mancanza d'alternative. Arrigoni lancia Iaquinta in attacco con Mutu e Santana a centrocampo, rinforzi preziosi sul mercato di gennaio e si presenta con la difesa a tre vista l'indisponibilità di Moras e Von Bergen. Alla fine si gioca con due gradi e non più di quindicimila spettatori (molti dei ventimila abbonati se ne restano a casa al caldo) che si presentano all'Olimpico con la prospettiva quasi certa di ammalarsi. Ma la Lega, con l'appoggio decisivo di Sky, ha scelto di continuare a falsare il campionato facendo disputare gare senza pubblico rischiando l'incolumità dei calciatori. Il freddo fa bene a Olympia che fornisce una prova super: tre giri perfetti e planata tranquilla sul trespolo biancoceleste dove l'aspetta una bella razione di salmone. Si parte e, dopo aver commesso errori su tutti i campi, Antonioli si supera su Klose che si presenta tutto solo. Di solito il tedesco non sbaglia da quella posizione ma il riflesso dell'anziano portiere è comunque da sottolineare. Il Cesena se ne sta rintanato dietro, la Lazio prova a fare la partita ma si scopre e così al primo affondo passano gli ospiti: intesa perfetta, Iaquinta scherza con Biava, Mutu è bravo e fortunato a farsi trovare pronto sul secondo palo. La banda di Reja reagisce e Klose, su ottima rifinitura di Ledesma, sbaglia ancora a pochi metri dalla porta. Incredibile vedere due errori così gravi in pochi minuti del centravanti della Germania. Non sembra serata, si capisce al 33' quando Mutu riparte tutto solo sul filo del fuorigioco, Konko da ultimo uomo lo stende: espulsione giusta e rigore che Iaquinta trasforma per un pesantissimo e ingiusto 0-2. Peraltro in partenza ci sarebbe un gioco pericoloso dello stesso Iaquinta su Ledesma ma l'arbitro Romeo non se ne accorge. Tant'è, si va al riposo sotto di due gol, in inferiorità numerica e con mezza squadra coi cerotti come Gonzalez ed Hernanes. Reja prova con Kozak all'inizio della ripresa, esce lo spento Candreva e squadra rivoluzionata. Difesa a tre con Ledesma centrale con Zauri e Biava, quattro centrocampisti e due attaccanti. Ci vorrebbe un episodio positivo per riaprire i giochi e il sussulto arriva dopo sette minuti: Hernanes al volo fa secco Antonioli e alimenta la speranza della rimonta. Lazio all'assalto col cuore, Arrigoni capisce gli stenti dei suoi e corre ai ripari con Rennella al posto di Iaquinta. Il pari è nell'aria e arriva al 15' con Lulic abile a sfruttare un errore dei centrali romagnoli. La partita diventa pazza, tutti all'attacco del fortino di Antonioli, Kozak trova in mischia il vantaggio dei biancocelesti con l'aiuto del portiere ospite. L'Olimpico è una bolgia, in dieci minuti tre reti e gara «cappottata». Reja protesta a ragione per un fallaccio di Comotto che, già ammonito, meriterebbe il rosso ma anche stavolta Romeo di Verona fa spallucce. Nel finale c'è spazio anche Scaloni al posto di un gigantesco Kozak (aveva solo una mezz'ora nella gambe) per difendere il prezioso vantaggio. Poi la festa finale per una vittoria bellissima.

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