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La scossa è arrivata ma la svolta è tardiva

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Troppofacile giocare col le parole ma stavolta davvero Calvani ha voluto dire fiducia. Quella che era mancata nelle ultime uscite di una Virtus che palesemente aveva preso una strada diversa da quella di Lardo. Troppo è durata l'agonia e la scelta operata dal presidente Toti solo dopo la catastrofe di Biella è stata tardiva. Ha provato a tenere duro il patron per non passare per un mangia allenatori, ma sono stati i risultati e una qualità di gioco raramente sufficiente a convincerlo al cambio e la scelta è stata la più logica: spazio a Calvani, uno che la Virtus l'ha vissuta ed è capace di cogliere gli umori di una piazza mai così distante dalla squadra. Non può certo bastare la presenza del baffuto coach a riaccendere una passione rapita e dispersa ma la ricetta potrebbe essere quella giusta. Sbucciarsi i gomiti, lottare su ogni pallone e soprattutto tornare a divertirsi e divertire, come nel terzo quarto. Per provare a cullare un sogno, i playoff, che farebbe urlare al miracolo. Perché, va ripetuto, di tempo se ne è perso troppo. Ora con Calvani, con l'esordiente Varnado si prova a rimettere insieme i cocci mentre sul futuro della Virtus si accavallano voci di ogni tipo. Dal prezzo fissato da Toti per la cessione (4 milioni si sussurra e sembra francamente un eccesso quasi a voler spaventare i compratori), a cordate pronte a formarsi attorno al rampante Simone Santi, presidente della Lazio Basket. Ambiziosa l'idea del rampollo di una famiglia che la storia del basket capitolino l'ha scritta per davvero. Riunire sotto la bandiera della Virtus tante realtà, più imprenditori e tenere in vita l'illustre malata dandole quel tocco di romanità che mai negli anni la gestione Toti è riuscita a garantire. Idee, progetti e una realtà: Calvani è partito col piede giusto. E questo è già qualcosa. Fabrizio Fabbri

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