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Il caso Djedovic specchio di una società senza certezze

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Djedoviccosì da mela marcia (opinione di qualche settimana fa del gm Riva) s'è trasformato in scolaretto pronto a recitare una lezioncina pulita di basket. Che il baffuto bosniaco e il compagno di merende Dasic potessero rappresentare un elemento di disturbo per la stagione che andava a iniziare era cosa nota. Dei pregi e dei difetti dei due tutto si sapeva. Dasic aveva mostrato nello scorso campionato di essere un mangia palloni di talento non in grado di assuefarsi a un gioco di squadra. Djedovic aveva invece dichiarato di considerare Roma una tappa della sua crescita con cui fare cifre per puntare alla Nba. A tutto ciò si aggiungano le storie che volevano i due protagonisti molto più delle nottate a suon di hip hop che non dei parquet. Così si è arrivati a un epilogo annunciato solo che il finale già scritto, con lìaddio dopo Dasic anche di Djedovic, è stato, almeno per ora, cancellato. Con uno dei suoi dispacci stile speaker dellìIstituto Luce la comunicazione della Virtus ha fatto sapere al colto e all'inclita che «come normale che sia» il reprobo con le valigie non avrebbe preso un volo per la Spagna ma sarebbe stato a Milano con la Virtus, dove Djedovic ha fatto il suo. Ed ora cosa accadrà? Alle porte c'è la sfida contro Casale Monferrato che, avendo nel gm Marco Martelli un attento conoscitore del mercato Usa ha messo una bella toppa a un inizio difficilissimo con l'ingaggio del trottolino Shakur, mentre Roma s'è tenuta Gordic e aspettato Maestranzi, giocando però la fase calda contro Milano con Mordente play. Cosa aggiungere? Che, ahinoi, oggi Roma non è Casale ed è un cantiere con poche certezze. «Come normale che sia», usando parole care in casa Virtus. Fab. Fab.

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