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Petrucci si arrende: il tavolo è un flop

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Lesperanze del presidente del Coni Giovanni Petrucci sono svanite ieri attorno al tavolo convocato al Foro Italico. Dimenticare Calciopoli è impossibile per Andrea Agnelli e Massimo Moratti: la Juventus pretende una rivisitazione delle decisioni prese nel 2006 alla luce delle nuove intercettazioni emerse, mentre l'Inter non è disposta a fare passi indietro. Coni e Federcalcio credevano davvero nella riappacificazione, passo fondamentale per guardare con fiducia al futuro dopo il positivo incontro con il ministro Piero Gnudi. Fin dal mattino, del resto, le espressioni di Agnelli e le (poche) parole rilasciate da Moratti («La svolta non può arrivare dall'Inter») lasciavano intendere l'incolmabile distanza tra le parti, disposte (casualmente?) ai lati opposti del tavolo rotondo della Sala Giunta. Quattro ore e mezzo di riunione a porte chiuse non sono bastate. «Passi avanti non ce ne sono stati - ha confessato Petrucci - la buona volontà non è stata premiata. Non voglio considerarlo un fallimento né una sconfitta per il calcio, perché ci ho messo cuore ed entusiasmo: personalmente ho la coscienza a posto». Nonostante una visibile delusione, Petrucci ha provato comunque a guardare avanti: «Ci penserò bene prima di convocare altri incontri, ma resto fiducioso e vado avanti per la mia strada». Speranza condivisa dal presidente della Federcalcio Abete: «Speravamo in un esito diverso, ma Calciopoli è una ferita ancora profonda. Con Agnelli ho buoni rapporti, contrasteremo la richiesta della Juventus al Tar (443 milioni, ndr) con serenità, ma certo non abbiamo stanziato un fondo al riguardo». Moratti e Agnelli, così come l'ad del Milan Galliani e il numero uno del Napoli De Laurentiis, hanno preferito non commentare l'incontro. L'unico a parlare è stato Diego Della Valle: «Calciopoli - ha tuonato il presidente onorario della Fiorentina - sarà chiusa solo quando saranno riconosciute le nostre ragioni». La pace del calcio è lontana anni luce.

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