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L'Italia del pallone torna a sorridere

I tifosi del Napoli

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Polsi freddi e autocontrollo. Risparmiateci, per carità, le esaltazioni e i toni trionfalistici che hanno caratterizato i commenti immediati alla serata conclusiva dei gironi di Champions. Le cifre, è vero, parlano di un calcio italiano tornato in evidenza, nessuna delle corazzate europee è riuscita a portare agli ottavi tre formazioni. Quelle che avevamo messo in campo nella fase a gironi dopo che l'Udinese si era arresa all'Arsenal, complice una buona dose di sfortuna, del resto già emersa al momento degli accoppiamenti per gli spareggi. L'urna di Nyon stabilirà, venerdì 16, quali saranno le sfide del «juego a morir«, come in America Latina viene definita la fase che non concede margini al dentro o fuori degli ottavi di finale. Facile spiegare come non sia giustificabile l'ottimismo prodotto da un risultato complessivo nobilitato dalla splendida impresa del Napoli, ma in pratica scontato per quel che riguarda le due milanesi, alle quali soltanto una catastrofe sportiva avrebbe potuto negare l'accesso alla seconda fase della competizione. Per l'Inter, il vantaggio del gruppo meno qualitativo tra gli otto stabiliti dal sorteggio, per il Milan la presenza del Barcellona a negare un possibile primato, ma anche l'impalpabilità della residua concorrenza, Bielorussia e Repubblica Ceca non rappresentano, a livello di club, la parte nobile dell'Europa. Dunque merito all'Inter per essersi guadagnata la prima fascia, impresa del resto non memorabile, anche con una chiusura avvilente a privilegiare le superiori motivazioni dei moscoviti. Dunque la vera impresa rimane quella del Napoli, che aveva avuto in sorte un girone quasi proibitivo, anche perché in estate non era ipotizzabile il crollo in verticale del Villarreal, massacrato dagli infortuni e disposto alla resa nell'ultimo episodio, con il record di quota zero inedito per una formazione spagnola. Però il Napoli la sua promozione se l'era guadagnata nella splendida sfida del San Paolo con il City, e prima ancora nell'esordio indolore in Inghilterra. Succede di restare fuori con dieci punti, il povero Mancio dovrà farsene una ragione, e con lui gli emiri produttori di piogge d'oro. Per gli inglesi, la festa è circoscritta a Londra. Al Chelsea è servito uno sprint imperioso per imporre infine la sua qualità, l'Arsenal si è potuto consentire un piccolo, inutile omaggio all'Olimpiacos, dopo avere blindato il primato. Anche se ai greci non è bastato, visto che altrettanto generoso si è rivelato il Borussia con Didier Deschamps e il suo Marsiglia. Le lacrime, a fiumi, le ha versate Manchester, un po' come se le milanesi fossero rimaste fuori entrambe, e comunque non sarebbe stata Roma a trarne beneficio. Inspiegabile la caduta dell'United, al momento del sorteggio sembrava potesse mandare in campo senza problemi la formazione giovanile, il Benfica solo avversario di livello, più per tradizione che per censo attuale. Invece il crollo lo ha determinato il Basilea, qui si pensava che la sola Roma fosse caace di perdere con gli svizzeri. E così delle sedici superstiti, l'Italia ne ha tre su tre, dimezzata la forza iniziale di Spagna e Inghilterra, fuori Valencia e Villarreal. Due tedesche, out i campioni del Borussia, due russe all'ultimo tuffo lo Zenit di Spalletti e il Cska, due francesi, Lione e Marsiglia, poi Cipro, Portogallo e Svizzera. Sulla farsa di Zagabria, l'Uefa non potrà esimersi dall'intervenire (ieri la posizione ufficiale: «Nessuna irregolarità. Aspettiamo il rapporto degli arbitri per aprire un'eventuale inchiesta» ha detto il segretario generale Infantino): un dilettante, rispetto ai croati, il peruviano Quiroga dei sei gol concessi all'Agentina, che ne aveva bisogno, nel Mundial del '78.

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