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Stiamo vivendo questa esperienza in Giappone con molta curiosità: tanti di noi sono qui per la prima volta.

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Bellae, per molti aspetti, diversa del resto del Paese. La prima giornata è stata strana. Sarà per il tifo educato del palazzetto (i giapponesi si mostrano sotto una luce molto «diversa» da noi occidentali, che mi incuriosisce e mi stimola un rispetto immenso nei loro confronti); sarà per l'organizzazione che prevede tempi diversi nel riscaldamento, nelle pause, nei momenti dedicati agli inni e alle foto; sarà perché giocare contro la Russia ti mette addosso una tensione particolare. Questo susseguirsi di emozioni mi ha portato a ritrovarmi in mezzo al campo, con i russi che battono a 120 all'ora, senza quasi accorgermene. Fino a quando una pipe di Biriukov non mi ha «svegliato» prendendomi in pieno petto e facendo schizzare la palla in tribuna. Mi sentivo bene fisicamente e mentalmente, la ciliegina sulla torta sarebbe stata la vittoria. Ma ora ci concentriamo sull'Egitto (si è giocato nella notte n.d.r.) perché i tre punti contro Egitto o Russia sono sempre tre punti e qui sono l'unica cosa che conta. *(schiacciatore azzurro della MRoma volley )

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