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Armistizio, tregua armata, pausa di riflessione.

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Unanuova strada che potrebbe aprirsi (se alle parole faranno seguito i fatti), fortemente voluta dal presidente del Coni Petrucci che aveva aperto la giornata con un attacco duro ai «furbetti» e gli «arroganti» del calcio. Il numero uno dello sport italiano non cita mai direttamente la Juventus, ma i riferimenti ai recenti fatti giudiziari del club bianconero, sono evidenti nel suo sfogo. «Il calcio è malato di un doping legale, fatto di furbastri e avvocati che vogliono riscrivere le regole - attacca Petrucci - presidenti credono di poter cambiare la legge perché mettono i soldi: io dico, i soldi li mettete, ma non per questo potete cambiare le norme a vostro piacimento. Le regole le fa lo sport». E ancora. «La prima giornata di campionato non è stata giocata per l'accordo collettivo, e a oggi ancora non c'è la firma sull'accordo; a marzo si è dimesso il presidente Beretta, e, poiché non c'è un vicepresidente, non si è convocata un'assemblea elettiva. Ma si può andare avanti così? Rischio commissariamento? Io non lo so, loro sì: hanno fatto tanti studi al riguardo... Oscar Wilde diceva: "Ci sono persone che vogliono parlare di niente, unica materia di cui sanno tutto"». Il numero uno del Coni non si dà pace, prova a capire l'evoluzione di un sistema che va in controtendenza rispetto alla crisi dell'Italia. «In un momento così delicato per il Paese - continua - è umiliante dover difenderci da queste aggressioni. Spero riflettano con serenità sulle mie parole, ma credo che mi insulteranno costringendomi a replicare. Ho la sensazione che qualcuno non ci vuole stare. Il problema sono la categoria di avvocati che illudono i presidenti. Non si accetta più il risultato del campo, ma finché avremo voce per difendere le nostre regole, lo faremo. I presidenti lo sapevano quando sono entrati nello sport: i soldi sono loro, le regole sono nostre». Omeglio dello Stato. Per far fronte alla situazione il Coni ha istituito un comitato di cinque esperti. Un «organo» che, come ha tenuto a precisare Petrucci, «servirà per difendere lo sport italiano». Ma, forse inaspettatamente, da Torino arriva a breve giro la replica del presidente bianconero Andrea Agnelli: e ha toni molti diversi da quelli «arroganti» ai quali faceva riferimento Petrucci. «Anche se il presidente del Coni non ha mai citato la Juventus - attacca il numero uno bianconero - in alcuni passaggi è stato chiaro a tutti il riferimento, soprattutto quando ha parlato di doping legale. Un maxi processo come quello avvenuto nel 2006 ha avuto corso in meno di 4 mesi e portato a pesantissime condanne, mentre noi abbiamo dovuto attendere 14 mesi per ottenere una risposta ad un esposto di 8 pagine. Il presidente Petrucci ha fatto un appello al ritrovamento di armonia e serenità all'interno del mondo sportivo, credo sia giusto e doveroso, ogni qualvolta che un'istituzione lancia un appello, coglierlo. Il punto fondamentale di Petrucci è il rispetto delle regole, la Juve le ha sempre rispettate e ha intenzione di continuare a farlo». E qui arriva la proposta distensiva del presidente bianconero. «A Petrucci e al nuovo ministro dello sport, Piero Gnudi, chiedo di fare un passo avanti e di aprire un tavolo politico. È giusta la richiesta di Petrucci di fare tutti un passo indietro, ma io chiedo a tutti di fare un passo avanti. Si riesaminino i fatti dal 2006 a oggi e si cerchi di creare insieme un futuro più bello per lo sport». Richiesta accolta al volo dal numero uno del Coni che in serata replica ad Agnelli con toni molto più distensivi. «Ho accolto con piacere le dichiarazioni distensive di Andrea Agnelli, per me è un atto di disgelo - spiega - prendo atto di quello che chiede e mi appresto a vedere tempi, modi, circostanze e persone che dovranno essere invitate a questo tavolo». Una sedia l'ha già prenotata il numero uno dell'Inter Massimo Moratti che non ha perso tempo e si è accodato all'idea di Petrucci. «L'invito dal presidente Petrucci al tavolo?Si tratta di un invito del presidente del Coni, che è persona per bene ed è un'istituzione importante, non mi posso sottrarre e mi farebbe piacere. Sono perfettamente d'accordo con lui e al suo fianco: condivido lo spirito e il senso di responsabilità con cui ha affrontato questo particolare momento del calcio italiano». Insomma i presupposti per un futuro migliore ci sono, bisognerà vedere se al buonismo generale di facciata, faranno poi seguito fatti concreti. Oggi in Lega i primi riscontri.

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