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Reja, ultima chence

Reja, allenatore della Lazio

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Vuole sfatare un tabù terribile per uno che di mestiere fa l'allenatore della Lazio: non ha mai vinto contro la Roma nella sua lunghissima carriera. Con qualsiasi squadra si è presentato al cospetto dei giallorossi, nemmeno una volta è uscito dal campo festeggiando. È la quinta vigilia per Edy Reja che oggi compie 66 anni (ieri era nel golfo di Trieste ad assistere alla gara velica della Barcolana) e tra sei giorni si giocherà un altro derby per riscattare le quattro sconfitte precedenti. Chiede un regalo alla sua squadra che si è ritrovata a Firenze dopo un periodo in chiaroscuro, vincere finalmente contro i giallorossi dopo nove sconfitte e solo due pari in undici tentativi. Ironia della sorte entrambi in trasferta col Napoli (4-4 e 1-1 i risultati finali di quelle sfide) poi solo ko e una tradizione da far tremare anche il più ottimista dei tifosi biancocelesti. Reja sa che in gioco c'è molto più di una partita che alla fine vale sempre tre punti, perché a Roma si vive di derby e la manita romanista non è passata inosservata, anzi i laziali hanno benuto l'amaro calice col vicino di casa fino all'ultima goccia. Oggi festa di compleanno con la moglie che ha già pensato al menù culinario di sabato prossimo alla vigilia della supersfida: pollo arrosto con le patate per dare al marito l'ispirazione giusta sugli undici da schierare contro la Roma. Nella sua Lucinico (paese in provincia di Gorizia) trascorrerà ore serene, poi domattina il rientro nella Capitale e via di corsa a Formello a pensare alla madre di tutte le partite. Non si sente addosso 66 anni, corre sul campo durante gli allenamenti come un ragazzino e anche se prova a fare finta di niente, alla Roma ci pensa eccome perché, in caso di nuovo ko, i propositi di fuga potrebbero riaffiorare: sarebbe difficile gestire il rapporto con la tifoseria compromesso dalle precedenti debacle. Qualche giorno di religioso silenzio ma all'inizio della scorsa settimana aveva fatto il punto della situazione: «Siamo in crescita, come la Roma, ora abbiamo trovato anche la condizione psicologica grazie alla vittoria di Firenze. Mi piacerebbe che stavolta si divertissero di più i laziali». E poi ancora qualche giorno prima: «Non abbiamo ancora vinto in casa e la prossima gara, guardando il calendario è quella contro la Roma...», aveva detto facendosi prendere da un ottimismo per certi versi esagerato che ha fatto fare gli scongiuri a tutti i tifosi laziali. Ecco, su questo Reja non sembra aver capito. Meglio evitare proclami per non far aumentare le prese in giro in caso di risultato negativo, meglio avvicinarsi alla sfida a fari spenti per preparare l'imboscata. Seguirà da vicino il rientro dei sette nazionali perché se tutto andrà bene almeno cinque (Stankevicius, Gonzalez, Hernanes, Klose e Cisse) saranno titolari. Spera che domani il tedesco resti a riposo perché il colpo al ginocchio preso a Firenze non è stato ancora riassorbito. Zio Edy incrocia le dite e non può che ribadire la sua passione per SuperMiro, campione vero in campo e fuori: «È straordinario, fa una vita giusta e ha una potenza incredibile: quando parte non lo tieni, per fortuna è venuto alla Lazio». Ha apprezzato le parole del suo attaccante dal ritiro della Germania così come l'attestato di fiducia arrivato da Cisse gli ha confermato che la squadra è con lui dopo la crisi post-sconfitta col Genoa. Quelle dimissioni poi rientrate per merito dei giocatori che hanno firmato un patto di ferro con l'allenatore. Klose e Cisse si sono schierati dalla sua parte e proprio loro devono incartare il regalo di compleanno per zio Edy: un gol alla Roma per batterla finalmente e infrangere il suo tabù più odioso.

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