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Giusto preludio a un grande derby

Edy Reja della Lazio

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Non è soltanto il sorprendente insistere dell'estate, a illuminare il cielo di Roma calcistica. Dal fine settimana un fantastico viatico per l'appuntamento con il derby, che sarà ancora una volta nobiltato da una comune, ambiziosa posizione di classifica. Acquista una suggestione particolare, la seconda vittoria della Lazio, ancora in trasferta dopo quella di Cesena, perché conquistata sul campo di una Fiorentina che al Franchi non aveva finora incassato gol.   La netta superiorità laziale, nelle statistiche sul possesso di palla, hanno suggerito il sospetto che Edy Reja volesse rubare mestiere e ispirazione a Luis Enrique, ma l'impresa reca invece il timbro della concretezza. Del resto, chi guarda al fraseggio insistito come a qualcosa di noioso e poco produttivo, dimentica che proprio a Roma, in passato, quell'atteggiamento aveva propiziato unanime ammirazione. Pochi, come Falcao, Conti, Cerezo, Agostino, potevano interpretare la filosofia di Nils Liedholm, secondo la quale se gli avversari non vedono mai il pallone, sarà dura che riescano a segnare. Soltanto curioso, ma probabilmente occasionale, che il discorso riguardi la Lazio, che fonda le sue fortune sulla solidità e sulla disposizione in campo degli interpreti, tra i quali hanno diritto alla standing ovation Hernanes e Klose. Splendida la condizione del brasiliano che ha meritato la Nazionale, sorprendente il bomber tedesco, nel senso che ci si domanda come il Bayern lo abbia lasciato partire senza rimorsi. Ma la domenica ha espresso altri verdetti, non tutti in linea con le previsioni della vigilia. Certo, era quasi scontato che l'Udinese potesse issarsi solitaria al vertice, a Guidolin offriva un tappeto di fiori il calendario, che prevedeva la visita al Friuli di un Bologna non a caso fermo in fondo alla classifica con il Cesena, avvilente coda per l'Emilia-Romagna. Compitino svolto con semplicità, mai impegnata seriamente la difesa, qualche atto di generosità in attacco, ma alla fine la vittoria netta che il pronostico suggeriva, che segni Di Natale non fa notizia. Friulani dunque in tranquilla attesa della recita di lusso in scena nella serata a Torino dove, alla peggio, la Juventus avrebbe potuto centrare l'aggancio, ma non il sorpasso. La coabitazione resiste, anche se finora tre minuti dal termine la partita è rimasta inchiodata sullo zero a zero che non rendeva giustizia alla superiore aggressività e pressione della Juventus. Non un grande spettacolo, corsa e agonismo superiori alle giocate eleganti e alle occasioni da rete, da apprezzare le puntuali iniziative di Vucinic negli scambi stretti. L'uscita di Nesta ha accentuato i problemi dei rossoneri, ma neanche Abbiati aveva corso apprezzabili pericoli, fino a quando l'uno-due di Marchisio ha premiato i meriti juventini. Pomeriggio chiuso con il Nord Est isolato al comando ma, nella sezione più nobile della graduatoria, irruzione impetuosa del Sud e soprattutto delle isole, l'euforico Napoli reduce dall'impresa del Meazza affiancato dal Palermo e dal Cagliari. Bravi i siciliani a respingere, nonostante l'inferiorità numerica, il tentativo di rimonta del Siena, forse in leggera flessione rispetto alle ultime uscite. Ma soprattutto ammirevole il Cagliari, che a Lecce ha dominato il campo con autorità senza un solo momento di reale sofferenza, i gol di Thiago Ribeiro e Biondini premiano l'ottimo lavoro di Ficcadenti, che aveva già sbancato l'Olimpico romanista. Ulteriore segnale di un equilibrio che sembra il contrassegno di questo anomalo campionato, renitente a delineare protagoniste indiscutibili. Tanti gol a Parma, ancora doppietta della «formica atomica», forse la Juve potrebbe pentirsi di aver fatto partire Giovinco, sia pure in prestito. Mezzogiorno di fuoco a Novara, girandola di reti e colpi di scena, nessuno si è annoiato. E ora l'esodo degli stranieri e quello dei prescelti da Prandelli, l'Europa chiama ma l'Italia ha già risposto.

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