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Il caso Totti uccide la Roma

Francesco Totti

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Otto giorni all'inizio del campionato, un mercato ottimo fatto di undici acquisti, quarantadue milioni messi dentro dalla nuova proprietà per un progetto tecnico ancora in fasce: era il cambiamento chiesto e voluto a gran voce dalla piazza dopo il declino. Eppure a Trigoria si vive di nuovo «solo» in funzione del caso-Totti. Un caso che forse non è nemmeno tale, ma che dopo la «pigrizia» del nuovo dg, l'sms per cercare un riavvicinamento e il silenzio del capitano, ieri ha vissuto un'altra tappa epocale tanto per il presente quanto per il futuro. Sabatini, ormai costretto al doppio ruolo in attesa della «calata» del dg in pectore, ha provato a ridurre le distanze tra le due parti, anzi tra le tre visto che nel discorso ha tirato dentro anche il tecnico Luis Enrique, elogiato in ogni modo Totti palesando tutta la sua stima per il capitano della Roma che però si deve in qualche modo adeguare al nuovo progetto e al passare degli anni. Il risultato è stato un cataclisma mediatico che dimostra come ancora l'ambiente giallorosso non sia pronto a metabolizzare nemmeno un'ipotesi del dopo-Totti. E il nuovo ds parte proprio da qui. «Sono molto preoccupato, perché si dà importanza escusiva ad altre vicende. Adesso voglio affrontare questa triangolazione Totti-Luis Enrique-Baldini. Quando un aereo stalla precipita e non mi piace questo stallo. Questa situazione uccide la squadra». Difficile capire al momento come uscirne anche se Sabatini ha la sua teoria. «Quello che deve fare di meno è l'allenatore. C'è una situazione che riguarda Baldini e Totti. Credo di dover dire che l'ipotesi che ho colto in giro di fronda contro Totti di Baldini non è vera nella maniera più assoluta. Il calcio non va raccontato con i messaggi. Questo non è calcio e la gente deve capire che il calcio non può essere determinato da un messaggio a cui Totti non ha risposto. Baldini a dicembre mi ha contattato per lavorare con la Roma e non mi ha mai parlato di un problema Totti. Non c'è un piano per annichilire Totti. È lui che deve risolvere il problema facendo un grande sacrificio e mettendosi in discussione». La soluzione quindi secondo Sabatini è che sia lo stesso Totti, per una volta, a fare un passo indietro. «Un calciatore, un campione come lui è naturale che non vuole mettersi in discussione: e non si tratta delle sue qualità, è un calciatore che ha espresso le maggiori qualità nel campianto italiano. Adesso è più utile con 20 partite invece che con 30, deve gestirsi bene, deve mettere da parte qualsiasi forma di vanità. Quando va in panchina deve avere il sorriso anche fuori per non mettere in imbarazzo i calciatori giovani. Totti ha sempre avuto comportamenti ineccepibili. Luis Enrique deve poter scegliere serenamente. Totti non merita questo, che si racconti che ha demolito gli ultimi sei allenatori a Roma. Non deve essere che chi tocca il filo muore». La palla passa al capitano che nessuno ha mai obbligato a rimanere in silenzio come lo stesso ds tiene a precisare. Anzi. «Francesco parla quando vuole. Nessuno ha chiesto a Totti di non parlare. Anzi, è il contrario: la Roma ha accettato che lui non parli. È semplice: è un mio auspicio che Totti venga in conferenza. Può dire qualsiasi cosa. Non facciamo un calcio sotto la cenere». Ma il problema, sembra essere un altro e Sabatini lo ha chiaro in testa. «Questa città non accetta l'idea che Totti possa anche non giocare. Si crea subito un movimento di opinione fragoroso. Ho detto e ribadisco, Totti subisce questa cosa. Luis Enrique ha fatto una sostituzione che io non avrei fatto ma rimane un allenatore formidabile che dobbiamo sostenere. Ha portato le sue idee e il suo lavoro. Non possiamo distruggere Luis Enrique. Non deve essere Totti che distrugge l'allenatore. Forse Baldini poteva evitare un aggettivo ma non va messo in discussione per questo, è lui che deve spiegare. Non si parlano forse per orgoglio personale. Si spiegheranno». Toglie comunque anche l'ultimo dubbio: quello che di fatto apre una nuova era. «Non esistono giocatori intoccabili nel calcio moderno se vogliamo essere competitivi. Bisogna venire fuori da questa situazione che sta uccidendo una squadra. Tutto viene annebbiato da questo problema». Ma alla domanda finale su una possibile partenza del capitano (i bene informati sono convinti che in caso di scarso utilizzo il capitano potrebbe salutare addirittura a gennaio) Sabatini non ha dubbi. «Nessuna, non riesco a immaginarlo anche se ho un'immaginazione prepotente. Non si deve abituare alle esclusioni, deve gestire bene se stesso. Deve mettere da parte qualsiasi forma di vanità per aiutare il gruppo. Si deve adoperare intorno all'idea che questa squadra si formi con Totti». Come sempre l'ultima sentenza la darà il campo: lì è abituato a replicare il capitano della Roma, che lunedì potrebbe parlare della questione direttamente con Sabatini.

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