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Restano imbattibili sulle piste veloci

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Vettelprimo, con strategia di tre soste e l'impiego di tre treni di gomme morbide e uno di gomme dure. Webber secondo, con due soste e un treno di gomme morbide e due di gomme dure. Com'è possibile? È evidente che la Red Bull, rimasta a secco per tre gare consecutive, ha rimesso le cose a posto con modifiche tecniche che hanno restituito alla sua macchina una schiacciante superiorità sulle piste veloci. Ma l'equilibrio fra le due macchine della scuderia è stato forse più apparente che reale. È infatti logico supporre che, dopo l'uscita della safety car, a Webber sia stato ordinato di far passare Vettel proprio perché il team sapeva che la sua era la vettura con più possibilità di acchiappare Alonso; e che poi, una volta in testa, Vettel abbia tirato i remi in barca mentre Webber, con le dure, doveva continuare a spingere per evitare di essere attaccato da Button, un fulmine sulle sue gomme morbide. 2. Di chi la colpa dell'incidente fra Hamilton e Kobayashi? Hamilton non si aspettava che il giapponese della Sauber – un fiero combattente – sfruttasse l'ala mobile per attaccarlo all'esterno sulla salita nonostante fosse stato da lui superato qualche centinaio di metri prima. E quando se n'è accorto non è riuscito a controllarsi, tentando rabbiosamente di buttarlo fuori. Ma gli è andata male, perché le ruote si sono toccate e a schizzar via è stata la macchina sua. 3. Massa è stato veramente sfortunato, a forare nel finale? Ma siamo seri!... Al momento di bucare era ottavo e ottavo è arrivato al traguardo, risuperando quelli che lo avevano scavalcato grazie al suo pit stop aggiuntivo. Le chiacchiere stanno a zero: dopo il via il brasiliano era terzo, a ridosso dei primi, e alla fine è arrivato staccato di oltre un minuto da Vettel e di venti secondi da Schumacher, che era partito in ultima fila. Che c'entra la sfortuna?

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