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Comando io

Roma, Luis Enrique e Francesco Totti

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Il comandante Luis Enrique ha perso il sorriso. Non il coraggio: «Qui si fa come dico io» è lo slogan con cui accompagna la Roma al primo crocevia dell'era americana. Stasera all'Olimpico, davanti al futuro presidente DiBenedetto presente in tribuna, c'è in palio l'Europa League, non la Champions, ma comunque l'unica competizione disponibile quest'anno per esportare il marchio tanto caro ai nuovi proprietari. Dopo la sconfitta dell'andata con lo Slovan Bratislava non si può sbagliare ma l'allenatore si mostra più forte di prima, convinto che «la società è con me, altrimenti non sarei qui». Ieri ha introdotto un'altra novità: il ritiro pre-partita è facoltativo (hanno dormito a Trigoria solo Bojan, Angel, Lamela e pochi altri) ma l'appuntamento per tutti è fissato a stamattina, quando i giocatori sapranno se sono convocati o meno. La rivoluzione è appena iniziata. Più tirato rispetto alle prime conferenze stampa, lo spagnolo ammette senza timore che rifarebbe tutte le scelte di Bratislava, dove a Totti e Borriello ha preferito il ragazzino Caprari e il «ripescato» Okaka, salvo poi inserire nel finale il capitano e lo stesso Borriello complicando la sua cessione, «ma lo sapevo e l'ho fatto perché lui in quel momento era a mia disposizione». A domanda su Totti l'allenatore risponde: «Una squadra non è composta da un solo giocatore e per ogni partita scelgo i più preparati. Ognuno - prosegue l'allenatore - ha la sua sensibilità e va trattata in modo diverso, lo faccio con i miei tre figli e lo faccio da allenatore ma da tutti pretendo un comportamento uguale per raggiungere il risultato comune. Un giocatore ha un solo obbligo: allenarsi e fare una vita da professionista, è l'unico modo per cambiare Se ho un problema con un giocatore ci parliamo in faccia: per ora l'ho fatto un po' con tutti e nessuno ha avuto niente da ridire». Lucho è convinto di avere la squadra dalla sua parte ma la freddezza con cui parla di Totti è la prova che tra i due ci sono ancora molte cose da chiarire. «Il clamore sui giornali? Non li leggo - ribatte il tecnico - per non farmi condizionare. La critica fa il suo mestiere ma nessuno come me ha la squadra davanti giorno per giorno». A Bratislava il numero 10 è rimasto in panchina perché il tecnico non era soddisfatto della sua gara a Valencia e degli ultimi allenamenti, il capitano sperava quantomeno di saperlo qualche ora prima. Dovrà abituarsi: «Io - spiega Luis Enrique - non dirò mai la formazione in anticipo. Ho sempre fatto così e non cambio abitudini». E oggi? Totti dovrebbe giocare insieme a Bojan e Okaka, anche perché Borriello non si è allenato ieri e ormai è in partenza e Lamela non è ancora disponibile. Tutti possono sperare in una chance, anche Taddei in un centrocampo da inventare: De Rossi è ancora squalificato, Pizarro e Greco sono infortunati (per non parlare di Juan...) e dal mercato non è ancora arrivato nessuno. Quando glielo fanno notare, Luis Enrique sorride, fa l'occhiolino e prova a parlare d'altro per evitare ulteriori polemiche. Ma dopo aver chiesto e ottenuto Osvaldo dal mercato si aspetta ancora tanto. La società proverà ad accontentarlo, insieme agli acquisti devono arrivare i risultati. Lo sa anche Luis Enrique che chiede l'appoggio dei tifosi: «Vogliamo creare un senso di comunione con loro». La missione inizia stasera.

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